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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2013 alle ore 08:41.

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Un brivido mi attraversa la schiena. Il futuro mi è entrato in casa. E mi si è delicatamente poggiato sulle orecchie e ora controlla i miei occhi, controlla la mia vista e "vede" quello che vedo. Il modo di interagire con i Glass è attraverso un sistema di riconoscimento vocale (lo stesso usato da Google sul search Google Now) o attraverso l'intera superficie laterale (tutta touch) che basta sfiorare con le dita. Basta dire "Ok Glass" che un menu interattivo appare con le varie possibilità (Take a picture, Record a video, Call contact, Show me direction to eccetera). Sono le 8.30 ed è ora di accompagnare mia figlia a scuola. Scendiamo di casa. «Ok Glass show me direction to Scuole Tambroni in Bologna». Mi appaiono immediatamente le indicazioni. Due passanti mi incrociano e subito mi scattano foto. Un tizio in moto fermo al semaforo mi fissa e sembra seguirmi, poi si ferma, si toglie il casco e mi scatta una foto. Bologna non è come San Francisco si capisce. E io non sono Larry Page. Ma i GoogleGlass attirano l'attenzione di tutti. Lascio mia figlia ed entro in autobus.
Due ragazzini mi guardano fisso negli occhi, non nei miei in realtà, guardano i Glass, di nuovo scattano foto e chissà in quale hashtag di Instagram finirò.
A quel punto penso che la vera privacy che va a morire con i Glass è quella di vedere la tua foto ovunque sui giornali e social network solo perché sei uno dei 2,000 eletti. Non impazzisco di gioia all'idea.
Si sparge la voce sull'autobus…. Sono le 8:45, indosso i Glass dalle 7:45 circa e non sembro l'unico ad emozionarsi a questo oggetto. L'effetto "Wow" è forte. Si moltiplica in maniera direttamente proporzionale al tempo che passo nell'indossare i Glass. Scendo dopo 5 fermate. Improvvisamente mi si accendono i Glass e mi appare una vista del NYT con una breaking news «Apple discuterà in Senato sul pagamento delle Tasse».
Le breaking news sui Glass sono push. Non importa cosa stai facendo e dove tu sia, i tuoi occhi le vedono. Pensate ora un attimo però all'ecosistema che può nascere attorno a questo oggetto: ai Glass indossati da un chirurgo durante un'operazione o, e scusate se passo al futile, da Valentino Rossi che sfreccia con la sua Yahama nei MotoGp dandoci la sua vista in diretta (a pagamento). Pensate a 1 milione di sviluppatori nel mondo e 1 milione di apps. Pensate poi a chi con gli arti immobili da una paralisi non ha mai potuto "vedere" internet e pensate a cosa possono fare i Glass per lui. Ci avete pensato?
Benvenuti nel futuro. Quello visto dai Glass.
@maxciociola è uno startupper. Fondatore di MusiXmatch, è il primo in Italia a sviluppare applicazioni per i Google Glass
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ma il nodo da sciogliere è la privacy
In Italia pare che non saranno in commercio prima della fine di questo 2013. Ma già adesso sollevano non pochi problemi in tema di privacy. Gli occhiali che registrano e ascoltano tutto non piaceranno certamente ai garanti della privacy. Non solo a loro e non solo nella iper-burocratica Europa, da sempre sensibile alle gestione e al rispetto dei dati personali. Ma anche negli Stati Uniti: alcuni giorni fa il Congresso ha inviato una lettera a Sergey Brin per capire come intendano proteggere la privacy. I manager di Mountain View hanno tempo fino al 14 giugno per rispondere a otto questiti. In sostanza si chiede come evitare che i Google Glass ottengano informazioni su utenti e "passanti" senza un regolare permesso. C'è anche chi, senza neppure aspettare chiarimenti dei diretti interessati, ha annunciato che intende vietare il costoso gadget (1.500 dollari) . L'imprenditore Dave Meinert, proprietario di un locale a Seattle ha dichiarato che intende negare l'accesso a clienti che indossano gli occhiali tecnologici. Probabilmente quella di Meiner è una provocazione o un modo di farsi pubblicità. Chi invece non scherza sono i casinò di Las Vegas che hanno chiesto una normativa per vietarli sui tavoli da gioco. (l.tre)

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