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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2013 alle ore 15:55.

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Uno dei rivelatori di neutrini viene calato entro il ghiaccio al Polo Sud nell'esperimento IceCubeUno dei rivelatori di neutrini viene calato entro il ghiaccio al Polo Sud nell'esperimento IceCube

Sono due soli ma non se ne erano mai visti di simili, hanno un'energia che è un miliardo di volte quella delle particelle create in un'esplosione nucleare di grande potenza e, forse, sono addirittura provenienti dal più lontano universo, fuori dalla nostra Galassia, la Via Lattea. Come se non bastasse sono state catturati da quello che è probabilmente il telescopio più strano esistente al mondo. Sono due neutrini molto particolari, saltati fuori dall'osservazione fatta al Polo Sud e la cui scoperta, annunciata nei giorni scorsi a Madison, Wisconsin, Usa sta mettendo a soqquadro il mondo della fisica nucleare e dell'astrofisica. Nessuno sa infatti, o capisce, chi o cosa potrebbe mai aver prodotto particelle con quell'energia, almeno 1.000 volte superiore a quella che il grande acceleratore di Ginevra, LHC, potrà mai raggiungere.

Quanto allo strumento che ha stanato questi due campioni, bisogna dire che anche se gli astrofisici ci hanno abituato a tante stranezze (telescopi in orbita, satelliti che catturano la polvere delle comete e batterie di antenne paraboliche nei deserti e nelle montagne più alte), questo batte tutti. IceCube è infatti un vero e proprio telescopio fatto da un chilometro cubo di ghiaccio, al polo Sud.

Entro questo volume, eguale a quello di varie centinaia di piscine olimpioniche tanto per dare un'idea, sono state inserite in modo uniforme molte centinaia di sensibilissimi rivelatori di luci, come dire qualcosa capace di capire se c'è una lucciola che emette i suoi segnali anche a un centinaio di chilometri di distanza. Sono inseriti nel ghiaccio in lunghe strisce entro dei tunnel di un metro di diametro scavati fino alla profondità di 2.5 chilometri. IceCube funziona dal 2010 ed è costato varie centinaia di milioni di dollari.

Tutto questo perché i neutrini, la cui esistenza ricordiamolo è stata ipotizzata negli anni '30 del secolo scorso proprio da due grandi fisici italiani, Ettore Majorana ed Enrico Fermi, quando si scontrano con una molecola di acqua possono emanare una piccolissima scintilla. Dove è il problema, uno potrebbe chiedersi, e perché mai c'è bisogno di un cubo di ghiaccio di un chilometro quadrato?

Semplice: i neutrini, lo dice il loro nome, sono "neutri", ossia non hanno carica elettrica e reagiscono con le altre particelle che formano gli atomi se, e solo se, gli arrivano vicinissimi. Nella fisica atomica le dimensioni sono quasi più incredibili che nell'universo, e così una particella come un neutrino che attraversi un atomo è, fatte le debite proporzioni, come una pallottola di pistola che attraversi un pallone del diametro di diversi chilometri con al centro una noce, molto difficile che la colpisca anche perché la direzione della pallottola è casuale. Il ghiaccio aumenta le scarsissime probabilità di incontro e quindi emissione di brevi impulsi luminosi raccolti dai sofisticati rivelatori immersi nel ghiaccio.

I due neutrini, quindi, insieme ad altri 26 meno energetici ma pur sempre molto in forma, per così dire, sembrerebbero proprio provenire da sorgenti che stanno addirittura fuori dalla nostra galassia. Mettendo insieme il tipo di particella scoperta, di neutrino se ne conoscono di 3 tipi, e in base alla sua direzione si riesce a capire da dove provengono. Solo che, ad oggi, lì dove dovrebbe essere non si è trovata alcune sorgente. A IceCube, una collaborazione fra molte Università guidata dai fisici del Wisconsin, dicono di aver trovato il proiettile, ma la pistola fumante non c'è ancora, e dovrebbe essere anche di grosso, ma veramente grosso calibro.

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