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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2013 alle ore 17:07.

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(Corbis)(Corbis)

L'Europa e soprattutto l'Italia hanno ancora molta strada da fare per rendere più utilizzabili i propri servizi eGovernment, verso i cittadini. È quanto risulta dal decimo rapporto della Commissione europea sui servizi europei di eGovernment, curato da Capgemini, uno dei principali fornitori al mondo di consulenza, tecnologia e outsourcing, e dai suoi partner.

Lo studio si chiama Digital by default or by Detour e nota come in Europa sono ormai disponibili molti servizi per interagire con la pubblica amministrazione, ma il loro utilizzo e la soddisfazione degli utenti lascia a desiderare. Soprattutto a confronto con i servizi digitali forniti dai privati su internet. Addirittura la soddisfazione degli utenti, per i servizi eGov, è calata dal 2007. E' frutto di un sondaggio su 28 mila cittadini europei, con l'analisi dei servizi digitali che si ripercuotono sulla vita quotidiana in tre grandi aree: l'avvio di un'impresa, il lavoro e l'iscrizione a un istituto scolastico di livello superiore.

Il 46 per cento dei cittadini europei ha usato servizi di eGov, ma di questi il 28 per cento si è trovato male e rischia di rinunciarci. I servizi più usati sono la dichiarazione dei redditi (73 per cento degli utenti), cambio di residenza (57 per cento) e l'iscrizione universitaria o la domanda per una borsa di studio (56 per cento). I meno utilizzati sono le denunce di un reato e per un nuovo impiego. Il 47% delle persone che ha utilizzato servizi di eGovernment ha ottenuto tutto quello che voleva dalla pubblica amministrazione, il 46% sono parzialmente soddisfatte e il 5% non ha ottenuto nulla.

È bassa in particolare la soddisfazione nell'uso dei servizi per il lavoro. In particolare per quelli di orientamento sociale come la consulenza sul debito, l'alloggio, l'accesso ai programmi di sensibilizzazione per la salute. Secondo la Commissione, questo è un problema che incoraggia un possibile processo di declino per le persone (disoccupazione di lunga durata).

"In tempi di crisi economica, è abbastanza naturale preoccuparsi di problemi a breve termine. Ma non possiamo dimenticarci di porre le dovute attenzioni al futuro", afferma Neelie Kroes, European Commissioner for the Digital Agenda. "Abbiamo bisogno di mantenere la competitività in un mondo che cambia, di trovare posti di lavoro per i giovani, di investire i soldi dei contribuenti in modo più efficiente, di prenderci cura di una popolazione che invecchia, di gestire meglio le risorse energetiche e l'ICT può fornire tutto questo. Si può aumentare la produttività, l'efficienza, l'efficacia ed è possibile offrire tante innovazioni e applicazioni".

Quanto all'Italia, lo studio rileva che il 46 per cento dei nostri utenti internet usa i servizi eGov: siamo nella media europea, ma agli ultimi posti in Europa Occidentale. La principale lacuna italiana è sulla trasparenza del Governo su internet. Del resto, l'ha notato anche un recente studio di Diritto di Sapere, "The Silent State", secondo cui il 65 per cento delle Pa non ha risposto a 300 richieste di informazioni fatte da 33 persone, su una decina di temi, tra cui la spesa pubblica, i servizi sociali, l'ambiente, la salute. È durato un mese il monitoraggio condotto da quest'associazione no profit, su 100 Pa. Solo il 27 per cento di loro ha dato una risposta completa e soddisfacente in base alle norme, che risalgono al 1990. L'Italia resta il solo Paese europeo a non avere il Foia- il diritto ad accedere a tutti i dati della Pa (salvo particolari motivi di sicurezza e privacy), attivo invece in 80 i Paesi al mondo, tra cui l'India, il Kenia, la Tanzania, la Croazia. Adesso il piano per l'eGov italiano è in capo all'Agenzia per l'Italia Digitale, che sta provando ad accelerare la roadmap. Prevede a giugno un bando di gara per l'Anagrafe unica della popolazione, colonna portante di un più ampio disegno per l'identità digitale e per i servizi della Pa, tra cui il Documento Unificato (carta di identità, tessera sanitaria e carta regionale dei servizi), il fascicolo sanitario elettronico, il domicilio digitale (il diritto a comunicare con la Pa totalmente tramite un indirizzo e-mail).

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