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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2013 alle ore 18:11.

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Cinquant'anni fa andava in orbita la prima donna nello spazio - Le astronaute al femminile

Sopra le nostre teste, fra i 355 e i 400 chilometri dal suolo, in questo momento orbitano due stazioni spaziali: una cinese, Tiangong 1, e una Internazionale, la Iss. All'interno, per i prossimi dieci giorni, due astronaute: la cinese Wang Yaping con i suoi due compagni di volo nella TIangong e nell'altra l'americana Karen Nyberg con i suoi 5 compagni, fra cui l'italiano Luca Parmitano.

Oramai, per fortuna, non fa più notizia che una degli astronauti sia "una donna", a se questo è possibile lo si deve anche all'eroico volo di Valentina Tereschova, la prima che volle rivivere il sogno di Icaro, andando in orbita il 16 giugno di 50 anni fa esatti, il 16 giugno del 1963. Le condizioni erano ben diverse: una navetta stretta e abbastanza insicura, la Vostok 6, un volo doppio, con il gemello Vostok 5 decollato due giorni prima, entro cui era letteralmente chiuso il collega Valerij Bykovskij con cui Valentina volò accoppiata a distanza di pochi metri per ore. Stette in orbita per tre giorni e quando tornò a terra fu un trionfo, si disse molto di tremende difficoltà durante il volo e all'atterraggio, ma la Tereskova ha sempre smentito queste voci.

Erano d'altronde altri tempi in cui lo scontro fra l'Unione Sovietica cercava di vendersi come il paradiso per il popolo oppresso mentre gli Stati Uniti arrancavano obiettivamente dietro ai successi spaziali dei Sovietici stessi: primo satellite, lo Sputnik, primo uomo in orbita, Yuri Gagarin e ora anche la prima donna.

Anche in Italia l'impresa del 1963 della Tereschova fece impressione. Palmiro Togliatti, deus ex machina del Partito comunista italiano in quegli anni, scrisse un breve trafiletto sull'Unità, allora "organo del Partito Comunista Italiano", vendendo pure lui la Tereschova come un'umile donna del popolo portata fra le stelle dalla forza dell'ideologia sovietica. In realtà lei era stata sì una sarta e un'operaia, ma anche campionessa di paracadutismo, integerrima responsabile del Partito comunista locale, arrivò anche ad avere il grado di Maggiore generale dell'aviazione. Scelta fra 400 aspiranti assieme ad altre tre colleghe, che non volarono mai, ebbe il privilegio di portare avanti la fiaccola dell'emancipazione femminile anche nello spazio.

Partita il 16 giugno ritornò vincitrice il 19 dello stesso mese ed ebbe infinite medaglie, come usava al tempo nell'Unione Sovietica, una gliela diede recentemente anche il Presidente Putin. Fu ovviamente "usata" come testimonial dal Partico Comunista Russo, girò il mondo e venne anche in Italia, a Bologna, allora avamposto dell'ideologia sovietica nel nostro Paese.

Lei, nei giorni scorsi, ha detto che vorrebbe tanto andare a morire su Marte, come egualmente ha affermato Buzz Aldrin, l'astronauta americano che ha posato il piede sulla Luna per secondo. Insomma non c'è più l'Unione Sovietica e il comunismo, forse non c'è più neppure il capitalismo, come lo si conosceva ai tempi della Guerra fredda, ma in tutti i popoli sopravvive, fin dai tempi di Ulisse, la voglia di viaggiare e di conoscere. Senza l'avventura temeraria di Valentina oggi le donne sarebbero un po' più indietro. Per questo, giustamente, Karen Nyberg ha registrato, dalla Stazione internazionale Iss, un filmato di poco più di un minuto, un breve e sentito tributo alla sua illustre collega che sfidò lo spazio e il destino 50 anni fa.

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