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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2013 alle ore 13:50.

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Quando nel metallo c'è il bit

La meccatronica è una terra di confine. È un fatto industriale prime di essere un mercato. È una frontiera si sviluppa prima di essere una filiera. La definizione ortodossa che la limitava all'automazione di macchine che producono macchine e gestiscono processi sembra essere diventata una gabbia per cultori della materia. «I dati dei raggruppamenti che possiamo far confluire sotto l'etichetta della meccatronica (in linea generale automazione, macchine per l'industria e macchine ed apparecchi elettrici ed elettronici) – spiega il professor Vittorio D'Amato, Direttore del master in Meccatronica e Management della Liuc Università Cattaneo – ci parlano di un export complessivo nazionale che si attesta attorno ai 32 miliardi di euro per il 2013, dato in linea con i risultati degli ultimi due anni. La competitività dell'Italia in questo settore, una delle punte del made in Italy, si può rilevare anche dal fatto che, secondo l'indice Fortis-Corradini, le Macchine Automatiche della voce 842240 (Macchine ed apparecchi per impacchettare o imballare le merci) si collocano ai primi posti della classifica dei prodotti in cui l'Italia figura primo esportatore mondiale. Inoltre, secondo l'Unctad-Wto Index (Graduatoria mondiale della competitività in 14 Paesi), il settore Non electronic machinery pone l'Italia al secondo posto».

All'interno di un settore come quello metalmeccanico in recessione dall'estate del 2011, la meccatronica è ancora oggi una piccola eccezione. Animata da giganti come StMicroelectronics e Loccioni ma anche da gruppi di medio-grandi dimensioni che hanno saputo negli anni declinare il sapere "artigianale" di chi produce automazione in nuovi mercati (la maggior parte delle aziende di meccatronica esporta all'estero) e per i nuovi paradigmi tecnologici (internet delle cose, biomedicale e oggetti intelligenti). La meccatronica, da questo punto di vista non è più solo un settore economico ma è una disciplina trasversale a molteplici settori. L'inserimento di maggiori contenuti elettronici all'interno della meccanica tradizionale così come la progettazione di macchine che automatizzano processi sono diventati elementi di discrimine tra sopravvivenza e decadenza.

I cinque finalisti del Premio italiano meccatronica (Masmec, StMicroelectronics, Loccioni, Pavan e Carpigiani), promosso ogni anno da Industriali Reggio Emilia e dal Club Meccatronica, raccontano bene l'evoluzione del concetto di meccatronica e le linee di sviluppo.

Masmec, per esempio, da oltre 25 anni lavora nel settore automotive. Negli ultimi tempi però sta trasferendo le competenze in meccatronica al biomedicale. I manager dell'azienda barese raccontano che al momento quasi tutto il reparto di ricerca e sviluppo è impegnato a progettare prototipi per ospedali. In particolare, si stanno specializzando in strumenti per radiologi dedicate alla biopsie e termoablazioni. Per Loccioni il biomedicale rappresenta il 10% del suo giro d'affari. Ma anche per loro è una frontiera. «Negli ospedali la tracciabilità del dato e quindi il software è un mercato in forte espansione – spiega Claudio Loccioni –. Abbiamo messo a punto Apoteca, un sistema robotizzato per preparare farmaci chemioterapici –. È un macchinario grande quanto un letto, è nato come prototipo nel 2007 e poi prodotto nel 2009». Apoteca non è solo un braccio elettronico ma un esempio artigianato meccatronico perché mette insieme robotica, sensori, automazione e software.

Da macchine per automatizzare altre macchine a macchine connesse. L'altro frontiera è l'internet delle cose e quindi la meccatronica come provider di intelligenza negli oggetti connessi a internet. È questo uno dei campi di "gioco" di StMicrolectronics, leader mondiale nel vero senso del termine nei Mems (Micro Electro-Mechanical Systems) micro-macchine che guidano altre macchine. Al settore dei giochi e della telefonia sta aggiungendo quello dell'automotive. Ma – ha spiegato a Nòva24 Benedetto Vigna, il pioniere dei Mems alla St – esiste un mercato nuovo che si sta sviluppando nelle tecnologie wearable: i sensori che si indossano ma che possono essere inseriti all'interno delle fabbriche con funzioni di diagnostica. Va detto – tiene a precisare l'inventore tra le altre cose del sensore di movimento utilizzato dalla Wii – che «per ora sono mercati piccoli ma in espansione». Anche per St i confini della meccatronica sono incerti.

«Noi siamo oltre», sorride Roberto Lazzarini, direttore ricerca e sviluppo del gruppo Carpigiani, produttore di macchine per il gelato. «Anzi, siamo un passo in avanti perché all'automazione della macchina abbiamo aggiunto elementi di informatica». In che senso? «Possiamo controllare da remoto tutte le fasi di produzione del gelato. Con questa tecnologia siamo addirittura arrivati nel circolo polare artico». Come dire, siamo riusciti a vendere il gelato agli eschimesi.

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