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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2013 alle ore 17:46.

Oggi la computer grafica permette di creare esseri umani virtuali molto realistici, con movimenti che appaiono naturali grazie alla tecnica del motion-capture. Uno dei punti deboli, però, è nella rappresentazione dei volti: la qualità della luce sulla pelle umana è molto difficile da riprodurre, e spesso il risultato è un "effetto bambolotto" che toglie ogni illusione di umanità ai personaggi sullo schermo. Finora l'unica soluzione, come avviene nei film hollywoodiani ad alto budget come "Avatar", era quella di far eseguire ritocchi a mano da un artista per ottenere un maggiore realismo.
Oggi però Abhijeet Ghosh dell'Imperial College di Londra e Paul Debevec dell'Università della California del Sud hanno sviluppato un metodo per ottenere volti più credibili in modo automatico. La loro tecnica è quella di suddividere l'illuminazione in quattro raggi separati: uno che viene subito riflesso dall'epidermide, e gli altri tre che la penetrano a vari gradi di profondità, diffrangendosi prima di venire riflessi. Questo permette di riprodurre l'effetto dovuto alla traslucenza dei tessuti.
È stato poi creato un modello tridimensionale della pelle umana, ottenuto a partire da fotografie ravvicinate di varie parti del volto di persone autentiche, con una definizione tale da impiegare tre pixel per ogni singola cellula dell'epidermide. Un algoritmo di computer grafica provvede poi a "spalmare" il modello sull'intero volto virtuale, che appare così completo di pori, minuscole rughe e altre caratteristiche che lo rendono "reale".
Tra le prime applicazioni di questa tecnica c'è il progetto "Digital Ira", realizzato dall'Università della California in collaborazione con il produttore di videogiochi Activision, che si propone di creare un attore virtuale indistinguibile dall'essere umano che gli fa da modello, come prototipo per portare anche nei videogiochi da console un realismo cinematografico.
Ma non è la sola applicazione possibile: dal 2010 Ghosh sta anche lavorando con il produttore di cosmetici Avon, per esplorare la possibilità di creare terminali in cui l'utente possa sperimentare in computer grafica l'effetto dei trucchi sulla propria pelle, senza applicarli direttamente.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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