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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2013 alle ore 12:14.

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Arriva il 3D che si può toccare

Il sistema è stato realizzato da Mike Sinclair, Michel Pahud e Hrvoje Benko, membri del gruppo di ricerca sulle interazioni naturali presso i laboratori Microsoft di Redmond. Denominato "Actuated 3-D Display with Haptic Feedback" (display 3D con attuatori e risposta tattile), è un touchscreen tridimensionale montato su un braccio robotico, in grado di spostarsi con precisione avanti e indietro. Questo è sufficiente per creare in chi tocca lo schermo la sensazione di un ritorno di forza.

"In origine ero interessato a creare un braccio robotico in grado di muoversi nelle tre dimensioni. Quando problemi di costi, complessità e sicurezza mi hanno costretto a limitarmi a una sola dimensione, ero convinto che qualcuno lo avesse già fatto, ma ho scoperto che non era così", ha dichiarato Pahud, spiegando che al contrario l'essere limitati al movimento lungo un solo asse ha permesso di scoprire che una rappresentazione così rozza permette comunque alle persone di distinguere al tatto i contorni di un oggetto.

In pratica, lo schermo affonda più o meno sotto il tocco dell'utente a seconda dell'oggetto visualizzato. "Le nostre dita sono sempre consce del movimento," spiega ancora Pahud. "Mentre il dito spinge sul touchscreen il tatto si fonde con la visione stereoscopica e, se eseguiamo correttamente la convergenza e modifichiamo in modo continuo la visione per adattarla alla percezione della profondità da parte del dito, questo è sufficiente per far accettare come vero il mondo virtuale".

L'effetto è abbastanza realistico da permettere di identificare con gli occhi bendati oggetti come piramidi o cilindri. Ottenerlo non è stato facile:, per esempio, è stato necessario far sì che lo schermo esercitasse sempre una lieve forza contro il dito dell'utente, in modo da non perdere il contatto.

Gli autori prevedono che un sistema evoluto di questo tipo, oltre che per gli utilizzi ovvii come i giochi, possa essere sfruttato anche per trasmettere in modo naturale informazioni di tipo spaziale e volumetrico, per esempio in campo medico.

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