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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2013 alle ore 14:39.

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Il videogioco Gta V renderà bella anche la vita dei criminali - Foto

A Los Santos la vita criminale contempla una sana attività sportiva (bici, tennis, golf, motocross, immersioni subacquee), qualche svago (auto di lusso, aereoplani da turismo, paracadutismo) e attività più seriose come trading di titoli in Borsa, speculazioni finanziarie e la compravendita di proprietà edilizie. Nella California del Sud immaginata nell'imminente (settembre) uscita del videogioco Gta V ci sono spiagge, montagne, animali da cacciare, il sole della California ma anche il credit crunch, la parodia estrema del sogno americano visto con gli occhi di due inglesi innamorati dei Def Jam, della musica, di Scorsese e del cinema d'azione americano.

In questo videogame che esce cinque anni dopo Gta IV (114 milioni di copie vendute per 3 miliardi di dollari di incassi) si potrà fare quasi tutto con tutti. Ci saranno prostitute e spacciatori, ex glorie del cinema e manager incravattati, giganti alla Apple e simil predicatori alla scientology, telefonini e social network. Non ci sono però bambini. Per le strade di Los Santos o in passato di Liberty City o di San Andreas (le vecchie città della serie di Gta) non ci sono mai stati bimbi. Perché quello di Rockstar non è mai stato un gioco per tutti.

Ha dato forma all'industria del videogioco, ha rovesciato i ruoli (per la prima volta in un videogame si gioca la parte del cattivo, del criminale), ha fatto infuriare benpensanti lasciando libero il giocatore di non attenersi ad alcuna regola introducendo così nel campionario videoludico la dimensione del cinicamente divertente (si può andare a prostitute, schiantarsi in auto e sfogarsi sui passanti). Loro poi sono Rockstar, di nome e di fatto, probabilmente i più bravi game designer sulla piazza, sicuramente i più antipatici. I due fondatori (i fratelli Houser) vengono dalla musica, sono europei (britannici), comunicano poco, non partecipano alle fiere internazionali, sono un po' la Apple del videogame e con Gta V hanno l'ambizione di costruire l'open world definitivo tornando a essere il videgioco più venduto di sempre (nel 2008 hanno ceduto il primato a quella macchina schiacciasassi di Call of Duty).

La demo presentata a Londra alcuni giorni fa ha mostrato il funzionamento di una delle principali innovazioni del gioco ovvero quella di impersonare nel corso dell'avventura tre personaggi diversi cioè tre personalità criminali. Fuori dalla missioni si può saltare da uno all'altro a piacimento. Come una sorta di possessione demoniaca si entra nella loro vita o si può anche scegliere di osservarla come nei Sims. Durante la missioni invece Rockstar ha studiato una sorta di regia tattica. Ogni personaggio ha anche abilità differenti che possono crescere nel corso del gioco. C'è per esempio chi sa guidare gli aerei, chi è più forte nel corpo a corpo o chi sa rallentare il tempo come in Max Payne. Il giocatore durante le missioni (la demo ha mostrato la rapina a un portavalori) dovrà passare da un character all'altro studiando una tattica che esalti gli specifici talenti. Nulla di particolarmente coraggioso quindi sul fronte dell'innovazione videoludica.

In questo senso il Dna di Gta non è cambiato. È e resta un gioco d'azione, una parodia innamorata dell'America criminale. Se però si esagera a giocare al cattivo psicopatico, malmenando gente per strada saranno gli stessi passanti a denunciarti alla polizia chiamando le forze dell'ordine o inviando via smartphone le nostre foto agli agenti. Saranno i cittadini di Los Santos a riportarti sulla «retta via». Anche la narrazione è cambiata. Nel vecchio Gta IV i panni erano quello di un immigrato serbo appena sbarcato negli Usa. Toccava partire da zero per costruirsi attraverso relazioni, amicizie e reati la propria carriera malavitosa. Il racconto era un climax ascendente che si concludeva con un finale epico. Ora invece l'azione ruota intorno a cinque grandi rapine che andranno preparate e progettate procurandosi materiali, rubando veicoli e ingaggiando altri professionisti. Inoltre, a differenza di Niko Bellic che era un personaggio in formazione i tre "cattivi" hanno una vita ben strutturata. Michael è il cervello, l'ex criminale dal passato glorioso ora annoiato con moglie e due figli. Vive nella VineWood (la West Hollywood di Los Angeles) e brama l'adrenalina. Franklin è il giovane nero, organizza piccole truffe per un concessionario di auto di lusso. È amante degli sport estremi, sicuramente il più inquieto e ambizioso. E poi c'è Trevor, uno psicopatico violento e distruttivo che fa uso regolare di droghe di ogni tipo. La scommessa più facile? Indovinare quale sarà il criminale più giocato.

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