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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2013 alle ore 08:23.

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Qual è la tv che verrà? Satellitare, digitale terrestre e ora si parla di Hd, 3DTv, SmartTv, Catch Up Tv, Social Tv, WebTv, Connected Tv e 4K. E intanto dal 1° gennaio 2015 le aziende produttrici saranno obbligate a utilizzare sintonizzatori digitali per Dvb-T2 e Mpeg4. Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione: YouTube apre i canali a pagamento, Amazon immagina la KindleTv e la nuova Xbox One si rilancia anche come piattaforma per guardare la televisione e accedere a contenuti on demand. Su come trasformare questi cambiamenti in opportunità il caso Piemonte è emblematico, se ne è parlato due giorni fa all'incontro «Una giornata dedicata al futuro della televisione: scenari, opportunità e iniziative per lo sviluppo del settore».
Il gap tecnologico prodotto dal digitale terrestre metteva a rischio le emittenti locali che hanno trovato nella Regione un supporto con bandi come il Fesr: 4.040.000 euro per la transizione al digitale con contributi mirati a progetti di investimento per l'innovazione tecnologica. Si è inoltre messo a disposizione un network di poli di innovazione per la ricerca, lo sviluppo e il trasferimento tecnologico e inoltre un servizio di formazione. «Il digitale – ricorda Roberto Moriondo (Agid, Agenzia per l'Italia Digitale) – è una formidabile opportunità, che però richiede profondi e coraggiosi cambiamenti, organizzativi e di processo».
Multimedialità, social network, interattività, WebTv... soprattutto nel rapporto con il web la televisione si trasforma. E qui sta il lavoro del consorzio Top-Ix che lavora sullo scambio traffico e sulla banda larga. La tv transita attraverso schermi differenti e si dispiega in un modello di fruizione pervasivo, ubiquo e frazionato (che ha portato all'insorgere di nuovi problemi come la dispersione degli investimenti pubblicitari e la quantificazione dello share). Internet significa inoltre aprirsi a una dimensione nuova, nazionale e internazionale, che stravolge completamente il concetto di tv locale e allo stesso tempo ne apre le prospettive. Csp, il centro di ricerca Ict, per esempio, immagina un «televisore come "visore evoluto" per accedere ai dati e alle applicazioni di internet delle cose» ci spiega Sergio Duretti, direttore generale di Csp. Una tv come risultato di una «combinazione di dati e contenuti multimediali che derivano da fonti diverse, tra webcam e sensori sparsi sul territorio, informazioni strutturate come i dati meteo delle centraline o le informazioni sulla qualità dell'aria raccolte in maniera "social", permette di fornire servizi di interesse pubblico trasformando dati opportunamente elaborati in contenuti ideali anche per canali tv tematici». E con buona pace del classico broadcasting ci troviamo davvero di fronte a un concetto di televisione completamente nuovo.
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