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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2013 alle ore 11:42.
Uno dei (tanti) paradossi dell'era tecnologica in cui viviamo sono le password. Per garantire la sicurezza dei nostri numerosi account abbiamo bisogno di decine di password che non devono essere troppo semplici per non essere indovinate, ma allo stesso tempo devono essere memorizzabili o conservate in un luogo sicuro. Nonostante tutti questi accorgimenti, accade sia di dimenticare la password giusta, sia di vedersi hackerato il proprio account.
La soluzione alla questione potrebbe venire da PixelPin, una società inglese di cyber-security. Nominata la piú innovativa "mobile startup" del 2013, PixelPin si propone di rivoluzionare il mondo dell'autenticazione online grazie a un software che sostituisce le password con le fotografie.
L'idea è venuta a Brian Taylor, CEO di PixelPin, mentre lavorava per il Met (la polizia di Londra) all'utilizzo di sistemi militari di sorveglianza per funzioni di sicurezza interna. Il suo team doveva inserire tre livelli di password di almeno quindici cifre che cambiavano ogni mese, e per ricordarle erano costretti a scriverle. Fu cosí che Brian pensò «E se sostituissimo le password con le foto?».
PixelPin funziona in questo modo: si seleziona una foto e poi su questa si scelgono quattro cosiddetti passpoint, ovvero quattro punti, piú o meno come facciamo quando vogliamo taggare una foto su Facebook. Solo che in questo caso non è consigliabile scegliere tutti visi di persone, troppo facili da intuire. Meglio scegliere, come suggerisce il video di presentazione di PixelPin, punti diversi come gambe, spalle, collo, etc. Questo nel caso di foto dove il soggetto sono delle persone: ovviamente con foto di ambienti, paesaggi o altro, bisognerà scegliere quattro punti "non umani", quindi oggetti, alberi, auto, etc.
Questa soluzione garantirebbe notevoli vantaggi sia in termini di sicurezza che di praticità. La sicurezza deriva dall'uso di algoritmi con crittografia di grado militare e di una tecnologia che non può essere attaccata con software che utilizzano dizionari elettronici (non ci sono parole da indovinare) e che è immune al phishing.
Dal punto di vista della user experience, quindi della praticità, PixelPin avrebbe, invece, un'altra freccia al suo arco: la Pictorial Superiority Effect (PSE).
In pratica, una serie di ricerche accademiche provano che gli esseri umani ricorderebbero piú facilmente le immagini che le sequenze alfamumeriche, ovvero le password.
PixelPin è un sistema multipiattaforma: sul PC i quattro punti si prendono con il mouse, sullo smartphone toccando lo schermo del telefono.
E' questa la fine delle password, quindi? Non è ancora dato saperlo. Di sicuro, almeno per la maggioranza delle persone, è piú gratificante scegliere una foto che una sequenza di lettere e numeri
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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