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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2013 alle ore 14:54.

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Dopo Flickr ecco Findery, la nuova community di Caterina Fake

Nel 2002 Caterina Fake e Stewart Butterfield hanno dato vita a Flickr, uno dei primissimi esperimenti di web 2.0, incentrato sulla condivisione di fotografie; tre anni più tardi Yahoo! ha acquisito la piattaforma e, benché quella della piccola startup rilevata da un gigante sia una storia vista e rivista, per Flickr si può sollevare un'eccezione: in quegli anni la penetrazione della Rete era ben altra rispetto ad oggi (in Italia 8milioni di persone contro i 41milioni misurati a fine 2012) e che quella della condivisione di foto sarebbe stata una giocata sicura era tutt'altro che certo.

Ora Caterina Fake si ripresenta con Findery, una comunità di condivisione di contenuti generati dagli utenti, nel caso specifico fotografie che, geolocalizzate, permettono a chi visita determinati luoghi di pubblicare su una mappa (il "motore" è Google Maps) sia i propri scatti sia le proprie annotazioni così come cenni storici, biografici e via dicendo.

Il team, formato da 12 persone tra ingegneri e progettisti, sta lavorando dallo scorso autunno, ovvero da quando è stata lanciata la versione beta, per garantire il successo della startup, finanziata da diversi venture capitalist cercando di bissare se non addirittura migliorare il risultato ottenuto da Caterina Fake circa dieci anni fa.

Fino ad oggi Findery ha puntato poco sulla pubblicità e molto sulla crescita organica; gli utenti registrati sono diverse decine di migliaia e, considerando la quantità di fotografie già presenti sulla piattaforma, sembrano essere molto attivi. Forte la presenza anche di utenti italiani, basta infatti digitare "Italia" nel campo di ricerca sul sito per assistere alla restituzione di diversi contenuti nostrani anche generati da turisti.

Le connotazioni commerciali, almeno sulla carta, non vanno sottovalutate: registrare la propria attività e lasciare che gli utenti, con fotografie e note, esprimano il proprio gradimento (o meno) può rivelarsi un'ottima mossa di marketing.

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