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Questo articolo è stato pubblicato il 16 agosto 2013 alle ore 12:39.

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La formula matematica della violenza

Un gruppo di studiosi ha analizzato i dati demografici raccolti nelle città brasiliane nell'anno 2000, e ne ha dedotto che il numero di crimini violenti sarebbe deducibile dalla crescita della popolazione in base a una semplice formula. Lo stesso tipo di formula sarebbe utile per prevedere l'incidenza di altri fenomeni come la disoccupazione o l'analfabetismo.

I risultati dello studio sono esposti in un articolo pubblicato dalla rivista online Plos One, firmato da Luiz G. A. Alves, Haroldo V. Ribeiro, Ervin K. Lenzi e Renio S. Mendes e intitolato "Distanza dalla legge di scala: un approccio per svelare le relazioni tra crimine e metriche urbane".

Il lavoro critica l'approccio utilizzato normalmente, in cui si è tentato di mettere in relazione il crimine e altri fenomeni con la crescita della popolazione di una città attraverso una regressione lineare, e propone invece una regressione di tipo logaritmico, che permetterebbe di spiegare meglio le deviazioni dalla norma. Propone poi una serie di formule che mettono in relazione tra loro undici fattori misurabili: omicidi, lavoro minorile, popolazione anziana, popolazione femminile, prodotto interno lordo, prodotto interno lordo pro capite, analfabetismo, reddito, popolazione maschile, misure igieniche.

Secondo gli autori, i risultati del loro lavoro dimostrano come sia possibile prevedere la crescita del crimine ed adottare provvedimenti prima che avvenga. L'affermazione, però, ha subito suscitato obiezioni. Criminologi intervistati in proposito dalla BBC si sono detti scettici riguardo all'utilità di un'indagine così astratta per prevedere fenomeni così legati all'emotività personale come il crimine, facendo notare che la correlazione non implica necessariamente causalità.

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