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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2013 alle ore 09:02.

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Controriformatori in rete

I servizi a qualità garantita non devono «danneggiare sostanzialmente la normale internet». È una frase rivelatrice, questa che si trova all'interno di una proposta di regolamento europeo che è venuta alla luce da pochi giorni. Spinge verso una visione di internet diversa da quella che abbiamo conosciuto finora. E secondo molti potrebbe mettere a rischio la normale internet: danneggiarla, più o meno "sostanzialmente".
Il regolamento, che per ora è una bozza, disegna quindi questo scenario: da una parte l'internet normale, che continuerebbe a dare i soliti servizi e su cui i diritti degli utenti verrebbero ulteriormente garantiti da nuove norme in capo agli operatori. Dall'altra, una internet con servizi a qualità garantita, frutto di accordi tra chi li fornisce (Google, Microsoft, editori audiovisivi) e gli operatori di rete.

Se ne parla da tanti anni, ma per la prima volta questa visione viene messa nero su bianco, in Europa. Va detto che la bozza, frutto del commissario Neelie Kroes all'Agenda digitale, deve essere ancora adottata dalla Commissione, che la analizzerà l'11 settembre (a quanto riferisce Reuters). Anche se passerà in quella sede, deve poi superare il vaglio del Parlamento e del Consiglio Ue.

Ma è comunque notevole che quella visione, "eretica" per molti sostenitori della libertà di internet, trovi cittadinanza proprio negli uffici del commissario più vicino ai temi del digitale.

Si tratta di una proposta di regolamento per creare un mercato unico delle comunicazioni elettroniche, con norme comuni tra i diversi Paesi dell'Unione, superando le divergenze nei diversi ambiti del digitale (reti fisse, mobili, gestione dello spettro, diritti degli utenti, obblighi per gli operatori). Nelle 66 pagine della bozza, che Nòva24 ha potuto leggere, le regole per inaugurare quella nuova visione di internet si inquadrano quindi in uno scenario più ampio.

In particolare è notevole l'articolo 19, che non solo dà il via libera ad accordi operatore-fornitore per servizi a qualità garantita (quality of service); ma anche obbliga gli operatori tlc a negoziarli. Questi potranno rifiutarsi di offrire un canale preferenziale sulla rete, per i fornitori che glielo richiederanno, solo con fondati e oggettivi motivi. Di contro, il regolamento introdurrebbe anche nuove garanzie agli utenti, sulla internet normale: vieta agli operatori di rallentare il traffico o bloccare specifici servizi, se non per alcuni specifici motivi. Sono condizioni già garantite in Europa, anche se non con norme ma solo nella prassi degli operatori, almeno sulla rete fissa. Quello che manca sono norme che chiariscano i limiti degli operatori e li obblighino a una maggiore trasparenza su quello che fanno sulla propria rete.

La Commissione va in questa direzione, dando – nella proposta – l'incarico alle Authority tlc nazionali di vigilare sul rispetto di queste garanzie (ossia di quella che viene chiamata «neutralità della rete»). Persino, attribuisce alle Authority il nuovo potere di imporre – qualora necessario – agli operatori standard minimi di qualità per specifici servizi sulle proprie reti. Ecco perché Kroes ha dichiarato che la nuova proposta serve anche a tutelare la neutralità della rete. Sono di parere opposto le associazioni pro-internet come Quadrature du Net, secondo cui la semplice nascita di servizi con qualità garantita minaccerebbe la neutralità della rete.

Concorda Juan Carlos de Martin, del Politecnico di Torino: «Se ci sono servizi velocizzati per via degli accordi tra operatori e fornitori, tutti gli altri saranno sfavoriti. Future startup innovative dovranno fare accordi con gli operatori, con costi extra, per restare competitive. È una nuova barriera all'ingresso. C'è anche il rischio di avere lobby in cui i principali operatori e fornitori si accordino per questi servizi, annientando le opportunità per gli attori minori».

«È vero che questo nuovo modello può sfavorire i service provider minori», spiega Cristoforo Morandini, di Between, «ma la Kroes sta cercando un compromesso tra la tutela dei diritti degli utenti e la possibilità per gli operatori di sperimentare nuovi modi per remunerare la rete, anche in vista del necessario aumento di investimenti sulle reti in fibra ottica. È un compromesso possibile se ci sarà la massima trasparenza sulle offerte e sulle caratteristiche della quality of service». È una partita che è ancora lontana dal chiudersi. «La bozza è poco gradita da altri commissari Ue. Quella alla Privacy, Viviane Reding, ha espresso riserve», spiega Innocenzo Genna, esperto di policy tlc a Bruxelles. Ci sono aspetti contrastanti nella bozza, per esempio (articolo 23) l'apertura a sistemi di gestione del traffico con cui gli operatori addirittura dovrebbero «prevenire o impedire crimini gravi» (fatto possibile solo se facessero i poliziotti e analizzassero tutti i pacchetti, ma sarebbe un'attività illecita sotto vari profili).

La bozza sembra figlia di esigenze opposte ed è facile prevedere sarà rimaneggiata ancora. Ragione in più per cui la società civile deve vigilare sulla questione.

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