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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2013 alle ore 16:58.

«Chi si somiglia, si piglia», dice un proverbio. E ora c'è la conferma scientifica: secondo due ricercatori americani, infatti, il Dna dei nostri amici è in media molto più simile al nostro rispetto a quello delle persone estranee.
A sostenere questa tesi sono Nicholas Christakis della Yale University, e James Fowler dell'Università di California/San Diego, con un articolo pubblicato tramite arXiv e intitolato "Amicizia e selezione naturale".
I due si sono basati sui dati raccolti nell'ambito del Framingham Heart Study, un programma che dal 1948 al 2003 ha monitorato gli abitanti di una cittadina del Massachussets per studiare le malattie cardiovascolari. Si tratta di uno studio mai uguagliato per vastità e completezza, i cui dati, come in questo caso, possono essere utili a ricerche molto diverse da quella originaria.
Analizzando i dati genetici dei cittadini di Framingham, risulta che le coppie di amici (strettamente non imparentati) risultano in generale più geneticamente omofile (cioè somiglianti) rispetto al resto della popolazione. In media due amici si somigliano geneticamente quanto due cugini di quarto grado. I ricercatori sono anche riusciti a calcolare una "probabilità di amicizia" tra coppie di persone a partire dalla somiglianza dei loro geni, verificando che in media tale probabilità risulta più elevata tra individui tra cui si è stabilito un effettivo legame amicale.
La somiglianza non è estesa a tutto il genoma: in alcune aree gli amici tendono a essere più omofili della media, ma in altre tendono invece a essere più eterofili (non somiglianti). Il fatto che tra i geni omofili ci siano quelli relativi all'olfatto fa sospettare che possano essere i feromoni, oltre alle somiglianze fisiche e comportamentali, a guidarci verso persone geneticamente simili a noi.
Si tratta della prima volta in cui si dimostra l'esistenza di un legame tra la vita sociale e il patrimonio genetico. Il meccanismo per cui si interagisce più facilmente con persone somiglianti potrebbe avere accelerato l'evoluzione di fenotipi che collaborano bene insieme. Ora sarà necessario confermare il risultato con altri dati, e non sarà facile ottenerli, dal momento che non esistono altri studi paragonabili a quello di Framingham che tengano conto dei rapporti sociali tra le persone oltre che del loro patrimonio genetico.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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