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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2013 alle ore 08:28.

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di Marco Passarello
La ricerca sull'intelligenza artificiale ci ha portato a costruire macchine meravigliose, ma ancora non ha raggiunto il suo obiettivo di fondo: creare artificialmente la capacità di apprendere e di comprendere il mondo, così come lo facciamo noi. Ma in questo periodo ha trovato nuovo impulso: il Mit, il prestigioso istituto tecnologico statunitense, aprirà un nuovo centro di ricerca dedicato a Menti, Cervelli e Macchine. A dirigerlo sarà uno scienziato italiano, Tomaso Poggio. E tra i suoi partner internazionali ci sarà l'Istituto italiano di tecnologia.
Secondo quanto ci ha detto Roberto Cingolani, direttore dell'Iit, una dozzina di ricercatori "post doc" dell'istituto stanno conducendo le loro ricerche a Cambridge, Massachusetts, mentre alcuni ricercatori del Mit si sono spostati a Genova. L'obiettivo è creare un laboratorio sul cosiddetto machine learning, l'apprendimento delle macchine. Si tratta di insegnare ai computer la capacità di elaborare rapidamente i dati sensoriali e arrivare a prendere decisioni. «Per noi che lavoriamo nel campo della robotica è importantissimo che i robot possano imparare da ciò che percepiscono. Si può dire che stiamo cercando di renderli più simili a noi».
Cosa può dare l'Italia alla ricerca sull'intelligenza artificiale? «Abbiamo sviluppato – spiega Cingolani – robot umanoidi in grado di svolgere operazioni complesse come seguire il movimento a tre dimensioni di un oggetto nello spazio, e che sono perciò la piattaforma ideale per esperimenti di intelligenza artificiale. All'Iit ci occupiamo di nanotecnologie e sensori, che consentono in prospettiva di rendere i robot sempre più simili all'uomo in termini sensoriali. Abbiamo un gruppo che si occupa della visione e dell'interpretazione delle immagini, indispensabile per poter interagire con il mondo imparando e prendendo decisioni immediate. C'è una naturale fusione tra ciò che facciamo noi e quello che fa il gruppo di Poggio al Mit, che spero porterà a una fertilizzazione reciproca». Dal canto suo, Poggio ha dichiarato: «È arrivato il momento di riprovare. Sappiamo molto di più sui cervelli biologici e su come producono un comportamento intelligente. Siamo arrivati al punto in cui possiamo applicare la comprensione che ci deriva dalle neuroscienze, dalle scienze cognitive e dall'informatica alla progettazione di macchine intelligenti». Insomma, i tempi sono maturi per un nuovo passo avanti.
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