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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2013 alle ore 13:06.

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Caio, Mister Digitale: priorità identità digitale, anagrafica della popolazione e gestione più efficace dello Stato

Luca Ascani, co-founder di Populis che organizza la kermesse insieme a TechCrunch Europe, aveva promesso che sul palco di questa seconda edizione sarebbero transitate idee imprenditoriali di spessore, capaci di rivoluzionare l'intero comparto in cui si collocano. Promessa mantenuta, utile a fare ricredere tutti coloro che non hanno fiducia nel potenziale innovativo delle startup nostrane.

Rispetto alla scorsa edizione – senza ovviamente nulla togliere ai finalisti del 2012 – c'è un'impennata del coefficiente innovativo e, se un arco di 12 mesi non è sufficiente per tracciare un grafico attendibile dell'aumento della qualità dei progetti imprenditoriali, lascia comunque presagire un tasso di crescita più che confortante. I giovani (e meno giovani) neo-imprenditori italiani stanno affilando le armi e c'è una nuova consapevolezza che rende i più consci di quello che si può descrivere con una metafora: il TechCrunch è il campo base, dalla sera del 27 settembre – quando la manifestazione sarà terminata e il vincitore sarà stato scelto – ognuna delle finaliste procederà verso la vetta e se fino a qui la salita è sembrata dura, il grosso della fatica è ancora da affrontare.

Non solo startup
C'è un'altra consapevolezza rispetto all'anno scorso e questa volta meno piacevole. Dodici mesi fa esatti, l'apertura ufficiale del TechCrunch Italy è stata affidata all'allora ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture Corrado Passera il quale annunciava, con un ritardo più che sensibile, che il decreto crescita sarebbe entrato in vigore in breve tempo. Oggi il potente mezzo con cui il Paese sarebbe dovuto ripartire sta ancora scaldando i motori, non riuscendo però a scaricare a terra tutti i cavalli: un migliaio circa le aziende iscritte nel registro delle startup, un numero a suo modo ibrido che non dà né garanzie né getta nello sconforto, molte delle norme contenute nel decreto non sono mai state attuate, non da ultima quella sugli incentivi a chi investe nelle startup.

La cura Caio
Dopo una serie di passaggi di testimone, l'Agenda Digitale per volere del Premier Letta è ora nelle mani di Francesco Caio, uomo il cui nome è stato legato in passato, tra le altre aziende, a Olivetti, Omnitel e Merloni. Caio ha accettato l'incarico senza esitare e senza pretendere retribuzioni. Ha anticipato, in esclusiva al "Sole 24 Ore", il suo punto di vista sulla questione Agenda: «a fine ottobre l'architettura di riferimento sarà completata e, almeno in parte, mi sentirò soddisfatto. L'Agenda Digitale è aperta su molti fronti, con il Ministero abbiamo identificato le priorità sulle quali agire e sono, nell'ordine, l'identità digitale, l'anagrafica della popolazione digitale e, infine, un controllo e una gestione più efficace da parte dello Stato. Tutti punti necessari allo sviluppo dell'Agenda e frutto di un'analisi realistica che si basa sulle risorse e sui tempi disponibili».

Le startup
Sul palco si alterneranno anche le otto startup finaliste, selezionate tra oltre 200 idee imprenditoriali presentate all'advisory board. I 50mila euro di premio verranno contesi tra Aenduo, Bauzaar, BeMyEye, Fluentify.com, GiPstech, Pathflow, Sportboom e Vivocha.

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