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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2013 alle ore 14:22.

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L'internet futura, basata anche su servizi a qualità garantita, sarà fattibile in tre modi diversi, ognuno dei quali però ha qualche limite. Tra l'altro, si apre il rischio della violazione sistematica dei diritti di privacy degli utenti. È quanto risulta da un'inchiesta di Nòva24 sulle modalità tecniche con cui potrebbe prendere vita su internet il Regolamento (per un mercato unico europeo delle comunicazioni elettroniche) che la Commissione europea ha presentato a settembre.

Uno dei modi: «gli operatori potrebbero configurare i router di rete con classi di servizio. Assegnando a certi servizi una classe privilegiata, possono accelerarli, fino all'utente finale», spiega Stefano Pileri, amministratore delegato di Italtel e tra i massimi conoscitori della rete italiana. Significa riservare una certa banda e latenza a certi servizi e fare in modo che il loro tragitto fino all'utente sia il più diretto possibile. «Oggi le classi di servizio vengono persi nei punti di interconnessione tra una rete di un operatore e un'altra. Crediamo quindi che il regolamento della Commissione autorizzi la nascita di autostrade universali che conservino le classi in tutti i passaggi, su tutte le reti», continua Pileri. Ma come fa il router a riconoscere i servizi, nel fiume di internet? È facile con quelli che, per le proprie caratteristiche tecniche (il loro protocollo), si annunciano sulla rete. Equivale un po' a viaggare su internet tenendo una carta d'identità sempre stampata sul petto.

È il caso delle chiamate audio-video. Già adesso gli operatori, in questo modo, possono garantire una certa qualità sui propri servizi VoIP offerti alle aziende. «Per gli altri servizi, è possibile fare così: assegnare una classe di servizio privilegiata a tutti quelli che provengono da una certa origine su internet (uno specifico datacenter)», spiega Pileri. È comunque limitante non poter discriminare tra servizi provenienti dallo stesso datacenter. «Per farlo gli operatori devono usare tecniche di deep packet inspection, con appositi apparati che setacciano il traffico. Guardano all'interno di tutti i pacchetti dati che passano sulle reti e capiscono così a quali servizi e contenuti corrispondono», aggiunge. Equivale a mettere il naso nelle comunicazioni degli utenti. Per questo motivo la Corte di Giustizia europea considera lesive della privacy queste pratiche.

«Il regolamento della Commissione porta con sé lo spettro gravissimo della deep packet inspection», dice Paolo Nuti, di Aiip (Associazione dei principali provider italiani).
Tutto questo al netto del pericolo più generale: «i servizi a qualità garantita comunque sono parte di internet. Vanno nello stesso tubo con tutti gli altri. Se acceleri quelli, riduci la banda disponibile per i normali servizi internet», dice Stefano Quintarelli, storico esperto della rete e ora parlamentare di Scelta Civica. I principali operatori europei credono però che, grazie ai nuovi ricavi proveniente dai servizi a qualità garantita, potranno investire per aumentare la banda complessiva. È una scommessa. Con molti lati oscuri.

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