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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2013 alle ore 15:09.

«I nostri ricercatori pubblicano di più, sono considerati e guidano laboratori di livello internazionale. Eppure, il numero di spin off e gli investimenti in startup scientifiche è in calo». Per Nicola Redi, chief investment & technology officer del fondo TTVenture il potenziale della nostra ricerca continua a essere ampiamente sottostimato. La platea di venture capital, investitori istituzionali e startupper riunita al Centro Congressi Fondazione Cariplo per l'evento di premiazione dell'acceleratore SeedLab annuisce sommessamente. E tra i commenti sottovoce c'è anche chi dà la colpa alla troppa attenzione mediatica che hanno le startup digitali, quelle dei social network e di internet che sognano Zuckerberg e la California.
In realtà anche gli undici neo-imprenditori che sono stati selezionati da SeedLab sognano la Silicon Valley. Si occupano di biotech, cleantech, medicale, robotica e ict ma è la squadra di Life Science quella che sembra raccogliere più consensi tra gli investitori. «Non c'è solo l'e-health - racconta Redi - ma anche il biomedicale tra i settori più interessanti per chi investe in startup». Ma solo una delle tre "squadre" premiate viene da questo campo. Tutte hanno condotto il pitch e quindi hanno "raccontato" il loro progetto in inglese rispondendo come di consueto alle domande della giuria. Al termine sono state selezionate SbsSkin di Palermo che progetta pannelli di vetromattone innovativi che permettono a progettisti e costrutturi di ottimizzare le performance energetiche e caratterizzare l'aspetto degli edifici; NeuronGuard di Modena ha progettato un sistema integrato basato su ipotermia terapeutica e anestetici alogenati per la protezione cerebrale di pazienti che subiscono un danno neuronale; e GreenRail, palermitana che ha brevettato una traversa ferroviaria ecosostenibile in grado di ridurre i costi di manutenzione e di produrre elettricità al passaggio di convogli. Per loro nessun premio in denaro ma un biglietto di viaggio per la Silicon Valley, dove nel corso di due settimane attraverso attività di networking e incontri, i giovani innovatori italiani avranno la possibilità di conoscere il mercato Usa, sia in relazione all'aspetto Vc che all'aspetto commerciale. La testa degli startupper è già là, in Silicon Valley.
Nell'immediato però la prospettiva è l'Italia. «Chi resta ha molto da chiedere - commenta Antonino Lo Iacono di Wib, startupper non più di primo pelo -. Io sto in Sicilia, a Parlermo. Mi basterebbe avere una banda larga almeno quanto quella degli altri paesi. Chiedo solo un internet veloce». Infrastrutture competitive, quindi. Nulla di straordinario. Sempre che qualcuno abbia ancora interesse a investire nelle reti di nuova generazione italiane.
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