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Questo articolo è stato pubblicato il 01 ottobre 2013 alle ore 14:01.

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Simon Beresford-Wylie (Bloomberg)Simon Beresford-Wylie (Bloomberg)

Global executive advisor: questa la carica che assumerà Simon Beresford-Wylie, ex numero uno di Nokia Siemens Networks, nell'organico di Samsung con il compito di dare ulteriore sostanza alla strategia di crescita del chaebol coreano nel mercato delle infrastrutture di rete mobile.

Un veterano dell'industria telco e del networking, nel cui curriculum figura anche l'esperienza di Ceo di Digital Mobile Spectrum, consorzio no-profit nato per volere di un pool di carrier mobili inglesi e finalizzato a ridurre le possibili interferenze correlate alla coesistenza del segnale del digitale terrestre televisivo e i servizi Lte nello spettro di banda a 800MHz. Questo il profilo, in buona sostanza, dell'ultimo colpo di mercato di Samsung, che nell'ufficializzare l'ingaggio del manager ha ribadito a chiare lettere come il suo obiettivo a tendere sia quello di diventare il primo fornitore al mondo di soluzioni (apparati, stazioni base, sistemi di gestione, servizi) per i network mobili.

La sfida per le reti 4G Lte
Nella corsa al business delle 4G e dei servizi ultra broadband di quarta generazione, il gigante asiatico è fra i vendor a maggior crescita, prova ne siano i contratti per la posa delle infrastrutture Lte siglati extra Corea con diversi operatori, da Sprint e MetroPcs negli Usa a Kddi in Giappone, da 3 in Irlanda a Mobily in Arabia Saudita fino a Mts in Russia.

Sia però ben chiaro. Il dominio che Samsung esercita negli smartphone e nei cellulari non trova al momento egual riscontro nel campo delle reti, dove la concorrenza è ben più nutrita ed agguerrita ed annovera fra le sue file le varie Ericsson, Alcatel Lucent, la stessa Nokia Siemens Networks e le cinesi Huawei e Zte. Certo l'arrivo di una figura del calibro di Beresford-Wylie è decisamente in linea con i progetti ambiziosi del gigante asiatico, al momento accreditato (dati Abi Research relativi al secondo trimestre 2013) di una quota di mercato del 6,7 per cento nel mercato delle infrastrutture di rete mobile Ran (Radio access network), mercato che per la prima volta in assoluto vede oggi primeggiare Huawei.

Samsung parte dalle retrovie, come le era accaduto nei Tv prima e nei telefonini poi (e sappiamo come è andata a finire), ma dalla sua può già vantare la prima rete TD (Time Division)-Lte implementata al mondo (in Arabia Saudita, nel 2011) e il fatto di aver connesso nel 2012 con le proprie infrastrutture Lte un utente 4G su cinque a livello globale.

La scalata di Samsung al trono dei "network provider" passa per accordi di diversa natura. Per esempio progetti che la vedono unico fornitore delle reti di nuova generazione (come nel caso di 3 in Irlanda, che segue il contratto siglato nel 2012 con la sussidiaria inglese di Hutchison Wampoa) oppure stretti sodalizi come quello in essere con Sk Telecom, il carrier coreano che, primo al mondo, ha lanciato lo scorso giugno i servizi Lte Advanced (per gli smartphone Galaxy S4 compatibili con le nuove reti 4G) con velocità di picco (teorico) in download di 150 megabit al secondo.

Va quindi anche detto che in determinate gare, come quella bandita da China Mobile con un budget multimiliardario (l'equivalente di circa 3,3 miliardi di dollari) destinato a finanziare il roll out delle nuove reti, Samsung non è presente al fianco di Ericsson e altri fornitori di infrastrutture 4G. I margini per attaccare questo mercato, in ogni caso, ci sono, a cominciare dalla stessa Cina, il bacino di utenti potenzialmente più grande per i servizi di quarta generazione, e dall'Asia in generale, area che secondo la Gsm Association dovrebbe registrare un aumento di 10 volte del numero di connessioni Lte entro il 2017.

I piani per le reti 5G: connessioni a 1 Gigabit entro il 2020
Che Samsung faccia sul serio nelle reti mobili lo dimostra infine il traguardo già raggiunto dalla società con un apparato di rete (per la precisione un "adaptive array transceiver") basato su un sistema di 64 antenne e capace di trasmettere dati su rete wireless a una velocità di 1,056 gigabit per secondo (a una frequenza di 28 GHz) per una distanza di due chilometri. La frontiera delle tecnologie mobili 5G – l'apparato è concepito per sfruttare onde radio Ehf ad altissima frequenza (compresa tra 30 e 300 GHz) per la connettività senza fili – è forse meno lontana di quello che si possa pensare e si tratterebbe di una rivoluzione epocale rispetto alle prestazioni garantite dalla tecnologia Lte, che sulla carta arriva al limite dei 100 Megabit ma che realmente garantisce velocità in download nell'ordine dei 20 Mbps o giù di lì.

Il chaebol coreano, che al pari della cinese Huawei ha iniziato a lavorare sulle reti 5G dallo scorso autunno nel proprio centro di ricerca inglese, guarda quindi avanti e parla in effetti di capacità «fino a diverse centinaia di volte superiori» a quelle garantite dai network di quarta generazione. Per testare la bontà del salto in avanti tecnologico in questione bisognerà aspettare però il 2020, quando i servizi 5G saranno effettivamente disponibili commercialmente e lo standard definito come da programma sin dal 2015.

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