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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2013 alle ore 15:58.

La diffusione di contenuti digitali ha oggi un nuovo protagonista, si chiama Etalia ed è un’idea italiana coltivata in terra elvetica. Nicola Alex Tateo (CEO) e Aldo Daghetta hanno lavorato al progetto per circa tre anni, trovando nell’Università della Svizzera Italiana (USI) gli strumenti per l’accelerazione della propria startup. Anche i capitali sono stati reperiti sull’asse italo-svizzero, il primo round di 2,2milioni di euro ha attirato l’attenzione, tra gli altri, di Alessandro Profumo, Salvatore Bragantini (I2 Capital Partners SGR S.p.A.) e la famiglia Seragnoli (Coesia Group).
Sede principale a Lugano e branch meneghina con un occhio già puntato verso gli Usa.
Etalia, ognuno diventa editore
L’iscrizione è gratuita e consente di creare il proprio giornale digitale, pubblicando i propri contenuti oppure condividendo articoli pubblicati sul web; ottimi i filtri che permettono di selezionare gli argomenti, le testate e anche le penne che firmano gli articoli. Ogni utente può decidere se vestire i panni dell’autore, dell’editore oppure di entrambi.
Il modello di business
Il perno attorno al quale ruota il business model è lasciato in mano ad editori e autori che possono decidere se condividere i contenuti in modo gratuito oppure a pagamento; la vendita e la pubblicità danno quindi vita al piano di retribuzione. Chi volesse pubblicare a pagamento riceve il 90% del ricavato (mentre il 10% va alla piattaforma), chi invece scegliesse di puntare sulla raccolta pubblicitaria associata ai contenuti pubblicati lascerebbe ad Etalia il 25%, intascando la differenza. Il ruolo di curator, ovvero colui che confeziona giornali secondo il proprio gusto attingendo a contenuti terzi, viene retribuito con il 4% degli introiti pubblicitari generati dai contenuti stessi.
Un nuovo modo di informarsi
La Rete è densamente popolata di aggregatori che trovano nei device mobili humus fertile, ciò significa che il lettore ama sempre più discostarsi da una sola fonte di informazione e predilige il pluralismo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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