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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2013 alle ore 13:34.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2013 alle ore 13:39.

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A scuola di copyright. E non per modo di dire: Hollywood corre ai ripari contro la pirateria informatica, inventandosi un curriculum in «creatività e proprietà intellettuale» per i bambini di asili, elementari e medie californiane. La Motion Picture Association of America e la Recording Industry Association of America, colossi lobbistici del cinema e delle label musicali, hanno appoggiato l'iniziativa coordinata dal gruppo no profit Internet Keep Safe. Secondo le stime pubblicate dalla Mpaa, i corsari digitali che scaricano e diffondono gratis film, mp3 e videogiochi stanno scavando nei bilanci delle industrie di settore un buco da 58 miliardi di dollari l'anno.

Lo sponsor è il Centre for Copyright Information, presieduto dalle due lobby e da cinque pesi massimi dei servizi multimediali come Verizon, At&T, Cablevision, Comcast e Time Warner Cable. I banchi di prova, nel vero senso del termine, le classi dell'istruzione primaria della California. Il curriculum si basa su corsi di «rispetto di diritti d'autore, proprietà intellettuale e uso onesto delle condivisioni» e sarà introdotto nelle fascia tra i kindergarten, i nostri asili nido, e la sesta classe. Il giro di boa che corrisponde alla prima media negli istituti italiani, tra gli 11 e 12 anni.

Superata la sperimentazione dei primi semestri, l'opzione («del tutto facoltativa») potrebbe allargarsi fuori dalle classi di Los Angeles. Un curriculum anti-pirateria anche a Washington, Seattle o Houston? L'ipotesi piace. Ma qualcuno, e più di qualcuno, ha visto l'ombra delle major sullo zelo pedagogico di iKeepSafe. Mpaa e Riaa incassano regolarmente l'accusa di «oscurantismo» e pretese monopolistiche su produzioni che hanno fatto da tempo il salto al digitale. E non è casuale l'acronomimo scelto dal sito parodistico che intravvede una fusione anti-pirateria nel futuro delle due lobby: «Mafiaa, Music and Film Industria Association of America».

Marsali Hancock, consulente di lungo corso per big come Yahoo o Google su questioni di tutela dei minori, ha respinto qualsiasi sospetto su un finanziamento di troppo dalle due lobby. «Le Major – ha sottolineato Hancock al Financial Times – non hanno conformato sulle loro esigenze quello che abbiamo creato per educatori». Con o senza il timbro esterno dei giganti del copyright, l'indirizzo di studi non si discosta troppo da un esperimento legislativo ancora in stallo, il cosiddetto "Sopa": lo Stop Online Piracy Act promosso dal senatore Repubblicano Lamar S. Smith. Il disegno, nel generico proposito di «tutela della proprietà intellettuale», è rimasto in sospeso per la pioggia di contestazioni sulle sue conseguenze: dalla tagliola sui siti a contenuto aperto come Wikpedia o Youtube all'incombeza di sanzioni pesantissime per tutti i siti con basso profilo di budget.

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