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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2013 alle ore 10:21.
L'ultima modifica è del 03 dicembre 2013 alle ore 16:28.

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Non smette di impressionare l'annuncio dato da Jeff Bezos secondo cui, nel 2018, Amazon affiderà a quadricotteri e droni il compito di consegnare ai propri clienti americani i beni acquistati online e tutto nel giro di trenta minuti, praticamente in tempo reale.

Troppo bello per essere vero
Abbiamo cercato di comprendere se l'affermazione del Ceo di Amazon è un'anticipazione oppure una boutade uscita in un momento di particolare euforia casualmente comunicata in prossimità del Black Friday, il giorno in cui negli Stati Uniti inizia la corsa ai regali di Natale. Per tracciare un quadro più esaustivo della situazione ci siamo avvalsi del parere di Giorgio Ugozzoli, ingegnere italo-argentino fondatore di AeroDron, startup emiliana che mette a disposizione i propri aeromobili per l'analisi e la tutela del territorio e che ha appena ricevuto un'iniezione di 400mila euro, raccolti grazie a b-ventures, con i quali intende rafforzare la flotta.

Si può fare, ma non si può fare
«A mio avviso non è possibile – sostiene l'ingegner Ugozzoli – non perché il drone non sia realmente capace di fare ciò che viene mostrato nel video di Amazon, il problema è nella gestione tecnica. Come si gestiscono uno sciame di droni nei cieli che dovrebbero consegnare dei pacchi? Questa e tutta una serie di complessità che non possono essere ignorate, detto ciò è quindi evidente la volontà di mettere a segno un colpo mediatico. Non ci sarebbe stato problema se Amazon avesse fatto un annuncio con un po' ironia facendo capire che si tratta di una cosa irreale. Non si può vendere come una cosa quasi fatta a cui manca solo di superare gli ostacoli delle normative».

Il futuro non è adesso
Tra la sicurezza aerea, quella delle persone e non ultimo dei beni trasportati l'inizio della rivoluzione nelle consegne appare perlomeno ottimistica. «Come si può gestire un traffico aereo del genere?» – continua Giorgio Uguzzoli – «se parliamo di un paio di droni le operazioni di controllo sono facilmente gestibili, ma se diventano centinaia nasce un serio problema». In America, dove un piccolo drone è reperibile per somme vicine ai 300 dollari, ci si pone il problema della privacy; le associazioni per i diritti dei cittadini parlano di gravi lesioni alla riservatezza e chi li vende incita invece all'acquisto. Un film già visto.

Le norme
Negli Usa la Federal Aviation Administration (Faa) intende creare un regolamento nazionale nel 2015, in Italia l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile (Enac) è fermo alle bozze di regolamentazione. Ma il problema principe non sono i regolamenti: «in America sono comunque avvantaggiati data la vastità del territorio e ci sono autorizzazioni e permessi che vengono concessi da Stato a Stato ma non c'è ancora nulla che abbia valore nazionale. In Italia non si concedono autorizzazioni per il volo al contrario dell'Inghilterra e in Francia laddove è sufficiente garantire il rispetto delle norme».

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