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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2013 alle ore 16:42.
L'ultima modifica è del 08 dicembre 2013 alle ore 16:46.

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«All'inizio avevo paura di sbagliare avendo davanti i professori, che di solito ne sanno più di noi, poi mi sono accorto subito che in fatto di computer loro erano molto indietro». Così Simone, 18 anni, allievo del 4° anno dell'Afp del Patronato San Vincenzo di Bergamo, sintetizza l'imbarazzo, solo iniziale, di quando si è trovato nell'inedita veste di docente. Sui banchi, davanti a lui, c'erano i professori dello stesso centro e altri docenti esterni, tornati volontariamente a scuola per imparare come funziona un "tipografia digitale", in pratica a costruire un ebook in maniera semplice.

Una vera inversione di ruoli che potrà diventare normale nela scuola digitale che si sta costruendo quotidianamente nelle aule di tutta Italia. «La vera scommessa - commenta Ombretta Maffeis, docente di musica che ha partecipato al corso - è mettere insieme i saperi di studenti e insegnanti: la conoscenza si costruisce andando oltre la paginetta da studiare e assemblando pezzi diversi in maniera originale e personale».

«L'idea è nata a settembre - ricorda Tommaso, 19 anni - quando il nostro prof ci ha chiesto di aiutare gli allievi di prima ideando un manuale di carrozzeria, che oggi non esiste. Quando si è trattato di progettare l'ebook ci siamo accorti che i docenti avevano grosse difficoltà». Un eufemismo per dire che spesso non sapevano neanche usare un semplico Powerpoint. «Così ci siamo messi alla prova e abbiamo avviato questa sorta di gioco di ruolo», spiega Giorgio. Ma non è stato un gioco: «Hanno saputo gestire il gruppo di lavoro e trasmettere le loro conoscenze in maniera semplice, affiancando chi aveva difficoltà», commenta Cornelia Carlessi, docente di disegno tecnico. «Hanno saputo usare un linguaggio semplice - aggiunge Maffeis - mentre noi spesso vogliamo essere complicati per sottolineare che siamo colti».

«Alla fine i prof sono stati molto soddisfatti e noi siamo stati coinvolti grazie alle nostre competenze - sottolinea Laura -: per una volta sono loro a chiederci aiuto». Per i ragazzi l'esperienza (premiata la scorsa settimana a Bergamo nell'ambito dell'incontro Tablet School di ImparaDigitale dedicato alle esperienze digitale nelle classi - gli ha fatto comprendere le difficoltà dei loro insegnanti nel trasmettere il sapere se i ragazzi non partecipano. «Ho vissuto sulla mia pelle - gli fa eco Carlessi - come uno studente vive male la lezione quando non c'è una suddivisione precisa dei ruoli che renda tutti partecipi del lavoro». «I ragzzi sono diventati protagonisti grazie alla loro competenza digitale», aggiunge Alberto Sorrentino, responsabile progettazione dell'Afp. Da qualsiasi parte la si guardi, un'anteprima di come potrà diventare la scuola con il digitale.

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