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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2013 alle ore 13:03.
L'ultima modifica è del 09 dicembre 2013 alle ore 15:52.

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Una riforma della sorveglianza globale: le aziende hi-tech hanno pubblicato un documento per chiedere di cambiare in profondità le modalità del monitoraggio digitale dopo le rivelazioni che hanno dimostrato la vastità e la capillarità della raccolta di dati mediante internet. Insieme hanno sviluppato princìpi comuni che possono costruire un tavolo di lavoro condiviso con Washington. A firmare la Global Government Surveillance Reform è stata un'alleanza che vede riunite Aol, Apple, Facebook, Google, LinkedIn, Microsoft, Twitter, Yahoo!.

Come ripensare il monitoraggio
La prima proposta indica un'evoluzione sostanziale. I gruppi hi-tech vogliono che i limiti delle richieste dei governi nazionali siano codificati in modo esplicito. E si oppongono all'acquisizione indiscriminata di dati: sostengono invece che le ricerche dovrebbero essere indirizzate a specifici utenti. È una critica alla radice dei programmi di sorveglianza globale impegnati a raccogliere qualsiasi dato in modo da trovare, se necessario, anche «un ago nel pagliaio», secondo quanto hanno spiegato più volte le fonti vicine alla National Security Agency (Nsa) consultate durante le indagini giornalistiche.

Un altro nodo centrale è lo sviluppo di maggiori controlli (checks and balances). Si tratta di un'esigenza che era entrata nel dibattito pubblico dai primi giorni dopo la diffusione dei documenti top secret della Nsa: ha trovato un ampio supporto nel web anche fra i reporter come indica una recente lettera inviata al Guardian da Carl Bernstein, autore con Bob Woodward dell'inchiesta del Watergate. Inoltre i giganti di internet negli ultimi mesi hanno esercitato pressioni per rendere accessibili i dati sulle richieste pervenute durante le investigazioni giudiziarie e di sicurezza in modo da rispondere alla domanda di trasparenza.

Gli ultimi due punti sono dedicati alla cooperazione. Un tema che ha sollevato contrasti è la possibilità di semplificare l'accesso a fini legali delle informazioni raccolte dalle aziende hi-tech mediante infrastrutture fuori dai confini degli Stati Uniti permettendo la libera circolazione dei dati. I colossi online esplicitano anche la necessità di un framework per incoraggiare la collaborazione tra i governi nazionali.

L'impegno con gli utenti
In una lettera indirizzata a Washington le aziende hi-tech che supportano la Global Government Surveillance Reform spiegano di opporsi ai programmi non legali di monitoraggio. E hanno deciso di aumentare la protezione dalla sorveglianza digitale: ad esempio di recente hanno incrementato la sicurezza delle loro piattaforme online per difendersi da intrusioni esterne. Ma devono affrontare i dubbi del pubblico sul web dopo mesi di rivelazioni che, secondo quanto affermato dal Guardian, sono originate da un'esigua frazione della documentazione esaminata dal quotidiano britannico.

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