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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2014 alle ore 08:30.
L'ultima modifica è del 22 gennaio 2014 alle ore 08:31.

Un altro passo importante per la fisica fondamentale, dopo la faticosa scoperta del Bosone di Higgs. Anche questa volta il luogo della scoperta è il Cern di Ginevra dove un gruppo di circa 30 scienziati di varie nazioni, fra cui 5 italiani dell'Università e Istituto di Fisica nucleare di Brescia, sono riusciti a formare, far spostare per circa 3 metri e rivelare uno sciame di 80 atomi di antiidrogeno. Metodo e risultati sono stati pubblicati questa settimana nella rivista Nature Communications. Può sembrare poco o addirittura ridicolo, ma, come ci ha detto anche Luca Venturelli che coordina il gruppo italiano di ricercatori dell'esperimento Asacusa, «È importante per sondare le caratteristiche dell'antimateria e aiutare a risolvere uno dei grandi misteri della fisica moderna: la prevalenza di materia rispetto all'antimateria nell'universo visibile».
Il problema che la fisica non sa ancora spiegare, infatti, è come mai tutto quel che vediamo, l'universo intero, sia composto di sola materia. Gli scienziati infatti pensano che al momento del Big Bang, proprio nel primo secondo, materia e antimateria coesistessero e, quanto meno, avessero eguale probabilità di formarsi, e invece vediamo solo materia e qualche rara particella di antimateria. Per molti versi l'antimateria è la cosa più semplice del mondo da capire, ad esempio l'elettrone, la particella elementare con carica negativa, ha una antiparticella identica ma di carica positiva e se si trovano e vengono in contatto reagiscono sparendo e convertendo la loro massa in energia al 100%. La troviamo in natura, ad esempio in alcune reazioni scatenate dai raggi cosmici, e la sappiamo produrre da tempo con gli acceleratori di particelle, Produrre un intero atomo di antimateria, invece di una sola particella, è parecchio più difficile, ma al Cern ci riescono almeno dal 2002, anno in cui per la prima volta con attrezzature molto simile a quelle usate per questa scoperta, riuscirono a mettere insieme un atomo di antiidrogeno, il più semplice possibile e anche il più interessante per molti versi, dato che l'idrogeno costituisce oltre il 90% della materia visibile di stelle galassie e gas, in pratica dell'intero universo visibile.
«L'importanza del metodo messo a punto - continua Venturelli – è che ora, riuscendo a far viaggiare liberi questi sciami di atomi, siamo anche in grado di studiarne a fondo le caratteristiche, producendo i loro tracciati spettrografici». In parole semplici e senza tradire il senso, possiamo dire che illuminando con microonde, proprio quelle che usiamo nel forno di cucina, questo sciame di atomi, gli scienziati riescono a rivelarne la "firma". Quella di idrogeno e antidrogeno deve essere eguale, altrimenti casca uno dei capisaldi della fisica nucleare, chiamato simmetria Cpt. Uno strumento potente quindi che permetterà di verificare fino ai limiti questa relazione fondamentale.
Materia e antimateria si annichilano quando vengono a contatto, e quindi il problema fondamentale è far vivere abbastanza gli antiatomi per poterli misurare e ad Asacusa ci sono riusciti, utilizzando bassissime energie, al contrario della ricerca del Bosone di Higgs che ha richiesto le energie spaventose che riesce a produrre l'anello di oltre 20 chilometri di diametro di Lhc, il più grande acceleratore di particelle esistente.
Racconti di fantascienza a parte, a partire dal famosissimo Star Trek, le cui astronavi usano fantasiosi e potenti motori ad antimateria, quest'ultima al momento ha applicazioni importantissime nella medicina. Negli ospedali infatti si fa abitualmente uso di antielettroni , o positroni, per scattare istantanee interne del nostro corpo con scanner Pet e si sta studiando l'utilizzazione di fasci di antiprotoni per curare il cancro.
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