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Questo articolo è stato pubblicato il 03 febbraio 2014 alle ore 10:53.
L'ultima modifica è del 03 febbraio 2014 alle ore 14:45.

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Sono stati annunciati poche i candidati al Drago d'oro 2013, la seconda edizione del premio italiano ai migliori videogiochi pubblicati durante l'anno appena concluso.
Fra le 18 categorie previste e tuttora al vaglio di una giuria di esperti e operatori del settore spiccano quella dedicata per la prima volta alla produzione made in Italy – per chi scrive il riconoscimento più importante alla luce degli intenti della manifestazione e forse anche per questo l'unica in cui i finalisti non sono ancora stati ufficializzati -, e il riconoscimento al "Videogioco scelto dal pubblico", che è chiamato a esprimere le proprie preferenze online fra i dieci titoli nominati al premio più ambito, il "videogioco dell'anno".
Si riportano di seguito le nomination divise per categoria, con alcune valutazioni aggiuntive.
Miglior videogioco dell'anno
"The Last of Us" (Sony Computer Entertainment)
"Ni No Kuni: La minaccia della strega Cinerea" (Namco Bandai Games)
"Bioshock Infinite" (2k Games)
"Assassin's Creed IV: Black Flag" (Ubisoft)
"Grand Theft Auto V" (Rockstar Games)
"Pikmin 3" (Nintendo)
"Super Mario 3D World" (Nintendo)
"The Legend of Zelda: A Link Between Worlds" (Nintendo)
"Rayman Legends" (Ubisoft)
"Tomb Raider" (Square Enix)

Il commento.
Per quanto la decina candidata alla vittoria assoluta sia notevole, pare inverosimile una volata che non contempli "The Last of Us". Il resto, a parte l'ottimo rpg griffato dallo studio Ghibli ("Ni No Kuni"), è un gruppo di sequel, reboot e tentativi, per quanto eccellenti, di rivitalizzare o sfruttare agli sgoccioli franchise di successo. Non un buon segno nella categoria regina.
Tuttavia, se soprattutto in ambito di dinamiche ludiche, anche il capolavoro Sony nulla ha innovato rispetto all'esistente – il survival post apocalittico "The Last of Us" è ammirevole soprattutto per la capacità di calare il giocatore in una narrazione adulta, dettagliata e mai così terribile in ambito videoludico -, qualcosa di molto più azzardato ha fatto il suo rivale diretto, quasi uno stato dell'arte dell'industria coeva, croci e delizie comprese: ecco perché più di un indizio depone a favore di "Grand Theft Auto V".

Tra le molte categorie sono da segnalare alcune voci.

Miglior sceneggiatura
"The Last of Us"
"Bioshock Infinite"
"Grand Theft Auto V"
"Beyond. Due anime" (Sony Computer Entertainment)
"Remember Me" (Halifax)

Miglior personaggio
Joel ("The Last of Us")
Trevor ("Grand Theft Auto V")
Lara Croft ("Tomb Raider")
Jodie Holmes ("Beyond. Due anime")
Barbanera ("Assassin's Creed IV. Black Flag")

Il commento.

Circa il personaggio dell'anno, per quanto l'umanizzazione di Lara Croft rimanga negli annali come una delle rettifiche più ardite fatte su un character di tali dimensioni (mediatiche), Joel non ha rivali: il protagonista di "The Last of Us" sfoggia una caratterizzazione fra le più sfaccettate e credibili che un giocatore possa ricordare. Anche più complesso dal punto di vista psicologico è il suo rapporto con Ellie, la bimba da scortare fuori Boston. Joel è il personaggio sintetico dell'anno perché è uno dei migliori di sempre. In altri termini, sembra vero. Ben più difficile stabilire quale sia la sceneggiatura migliore fra i nominati. Si eviterà l'inghippo sottolineando di ognuna i punti di forza: "The Last of Us" si muove sulla sceneggiatura più adulta di tutte, uno script credibile anche per chi, ultra trentenne, non si accontenti di una buona background story e poi basta che si spari; "Bioshock Infinite" è il gioco dalla scrittura più articolata e profonda. Le sue radici culturali sono vastissime e sfruttate con disinvoltura dagli autori, capaci comunque di non appesantire mai il gioco. Se i primi due capitoli della saga muovevano dalle teorie sociali di Ayn Rand, "Infinite", pur allontanandosene, non le fa rimpiangere.
"Grand Theft Auto V" coi suoi protagonisti multipli e l'indecente durata di gioco dice la propria anche in termini di stesura narrativa. Solo per motivi strutturali gli si contrappone in questa sede il lavoro altrettanto imponente di "Beyond. Due anime". Un gioco riuscito a metà, forse, ma di certo con un piede nel futuro in termini di tecnica narrativa in ambito videoludico. E non solo perché sfrutta Willem Dafoe ed Ellen Page.
Rimane "Remember Me", che solo a occhi distratti potrà sembrare un nano contrapposto ai giganti. La fantascienza distopica di una futura Parigi in cui la memoria - individuale e collettiva – è una risorsa economica e politica è semplicemente la storia più intelligente e contemporanea dell'anno.
Infine sa segnalare la selezione indie.
Miglior videogioco indie
"The Stanley Parable" (Galactic Café)
"Papers, Please" (Lucas Pope)
"Brothers. A Tale of Two Sons"
"Gone Home" (The Fullbright Company)
"Contrast" (Compulsion Games)
I cinque finalisti indie sono tutte perle da procurarsi seduta stante. Se non altro per capire come il mezzo videoludico possa efficacemente muoversi lontano da investimenti titanici e stringenti dinamiche industriali

Infine ecco i candidati del premio speciale della giuria
"Papers, please"
"Tearaway. Il messaggero di carta"
"Puppeteer. Kutaro e le forbici magiche"
"The Last of Us"
"Bioshock Infinite"

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