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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2014 alle ore 14:56.
L'ultima modifica è del 06 febbraio 2014 alle ore 17:21.

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E se il vostro nuovo reporter di fiducia fosse un drone? Durante una fase della recente battaglia di Kiev, i due schieramenti non si sono accorti che sopra le loro teste un piccolo velivolo silenzioso senza pilota stava riprendendo tutto: si trattava di un drone di proprietà dell'agenzia di video-journalism Ruptly tv di Berlino. Quasi invisibile nel fumo delle molotov e dei pneumatici incendiati (qui il video), un esacottero comandato a distanza stava raccogliendo informazioni molto importanti per l'opinione pubblica così come per gli schieramenti nei due campi. Quello dell'agenzia tedesca è una sperimentazione ma all'estero stanno nascendo i primi corsi di drone-journalism.

In Italia? L'indagine sui droni

Droni questi sconosciuti? Mica tanto, almeno stando a quanto è emerso nella prima indagine demoscopica mai realizzata finora in Italia e focalizzata sulla percezione che i cittadini hanno dei droni: quei velivoli di piccola stazza – inferiore ai 25 kg – a controllo remoto (telecomandati) che stanno solcando i nostri cieli da un po' di tempo spesso provvisti di una videocamera ad alta definizione.

L'indagine è stata commissionata alla Doxa Marketing Advice da Dronitaly, network italiano di riferimento, ed era incentrata su tre aspetti fondamentali – il livello familiarità dei droni, le aspettative sul loro utilizzo e l'analisi dell'impatto nella diffusione – che hanno messo in luce qualche dato interessante e anche sorprendente: il più importante è che il 40% degli intervistati ha detto di sapere cosa siano i droni, non poco per un fenomeno ancora molto di nicchia e di cui si è parlato soprattutto per l'utilizzo militare da parte degli Usa nel conflitto in Afghanistan, tanto per fare un esempio.

Il dato, pur da leggere con le dovute cautele, è significativo perché potrebbe essere il segnale del cambiamento epocale in atto nel nostro Paese nel confronto dei droni e il secondo dato rilevante lo confermerebbe: per il 58% l'impatto dei droni è positivo, con una potenziale ricaduta allettante per l'utilizzo in ambiti civili, e l'avvio di un nuovo mercato collegato. La conferenza è stata anche l'occasione per dar vita a un mini convegno sul fenomeno, con il tavolo partecipato da rappresentanti dell'Enac, da Assorpass, la neonata associazione che aggrega le imprese che operano con i piccoli velivoli Uva/Rpas (i droni), da player consolidati del settore come Selex ES (controllata da Finmeccanica) e da consulenti legali della materia. Rispondendo alla valanga di domande del pubblico – formato per lo più da operatori o aspiranti tali del settore – gli esperti hanno discusso del potenziale impiego dei droni nel settore Servizi, evidenziando come per Smart Agricolture, Smart Cities, Monitoraggio territorio, Videomaking, le occasioni di utilizzo in prospettiva siano concrete.

Problemi e soluzioni

Non mancano le criticità, che ruotano intorno agli aspetti della privacy, dell'assicurazione/regolamentazione, della formazione e, ovviamente, della sicurezza, ma va anche detto che, in Europa e nel mondo, una volta tanto, l'Italia si è mossa in anticipo in questo comparto ancora agli albori, considerando che, alla fine del 2013, l'ENAC ha rilasciato il primo regolamento ufficiale del settore: tanto per capirci, Paesi come gli stessi USA, per quanto riguarda l'utilizzo civile dei velivoli RPAS, non hanno ancora una regolamentazione (dovrebbe arrivare entro il 2014), in compenso, alcune università americane hanno già attivato i corsi di Drone Journalism.

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