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Questo articolo è stato pubblicato il 06 febbraio 2014 alle ore 17:24.
L'ultima modifica è del 06 febbraio 2014 alle ore 19:45.

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Cisco è solo l'ultima della serie. Dopo l'accordo decennale raggiunto con Google e quello comunque importante siglato con Ericsson (che ha messo fine a una vertenza aperta nel 2012), Samsung ha perfezionato con il colosso del networking californiano il terzo accordo di cross-licensing relativo a brevetti nel giro di poche settimane. Perché queste mosse? L'essenza dei tre accordi è di fatto la stessa, e cioè quella di poter contare su un'intesa pluriennale, estesa sia a proprietà intellettuali esistenti sia a brevetti che verranno depositati in futuro, votata alla condivisione di tecnologie (software e di rete) funzionali allo sviluppo di servizi e prodotti in diversi campi, dai telefonini all'automotive, dalla consumer electronics alla domotica.

Azzerare i costi delle guerre legali e proteggere l'innovazione
Detto che anche in questo caso non sono emersi i termini finanziari dell'operazione, appare quindi chiaro (almeno sulla carta) il motivo che ha spinto Samsung a sotterrare l'ascia di guerra e mettere fine alle diatribe legali con alcuni dei principali protagonisti dell'universo hi-tech. Qual è questo motivo? Ridurre drasticamente gli oneri legati alle cause per violazione dei brevetti.

Certo il dogma dell'innovazione – "soffocata troppo spesso in un ambiente eccessivamente litigioso", lo ha detto il Vice Presidente per la proprietà intellettuale di Cisco, Dan Lang, in dese di annuncio – è altresì importante, anche se meno impattante sul bilancio rispetto a una strategia brevettuale non adeguata. O meglio. I due aspetti sono legati a filo doppio: poter innovare senza la spada di Damocle di una causa legale è un'arma competitiva irrinunciabile per i big vendor. Anche se impone spese fisse per pagare i fee relativi agli accordi presi (nel caso di Ericsson, per esempio, Samsung riconoscerà alla società svedese una cifra una tantum iniziale e a seguire royalties per tutta la durata dell'accordo).

Chi ha seguito la strada del cross-licensing dei brevetti
Tutelarsi contro potenziali querelanti futuri e difendersi meglio da quelli attuali, azzerando i rischi di litigio in carta bollata con vendor e fornitori partner. Questo persegue come fine Samsung firmando gli accordi con Google, Ericsson e Cisco. Idem dicasi per Google, e l'obiettivo fissato da Allen Lo, Deputy General Counsel for Patents della casa di Mountain View, a contorno del deal firmato con il produttore coreano, è in tal senso emblematico: "ridurre il rischio di potenziali contenziosi e aumentare la libertà d'azione sull'innovazione". Stesso passo l'ha fatto mesi addietro anche Microsoft, siglando i contratti per acconsentire (dietro royalty che valgono centinaia di milioni di dollari ogni anno) l'uso di alcune tecnologie brevettate di Windows a bordo dei telefonini e tablet Android della stessa Samsung, Htc e altri produttori minori. E così si è mossa anche Twitter, rilevando da Ibm oltre 900 brevetti nell'ambito di un accordo di cross-licensing che mette fine alla querelle legale in essere fra le due aziende dal novembre 2013.

La questione Apple
Chi ci sente poco da questo punto di vista, oltre a Nokia (in lite con Htc in Germania, Regno Unito, Giappone e Usa per la presunta violazione di 50 suoi brevetti), è Apple. Tutti sappiamo della faida in carta bollata in essere con il gigante coreano, costata finora a Samsung circa 900 milioni di dollari e una serie infinita di richieste di blocco dei suoi prodotti nei mercati di mezzo mondo (Stati Uniti ovviamente in testa). Il matrimonio sancito fra Google e Samsung ha riportato d'attualità la questione e ridato una spolverata alle indiscrezioni che vedrebbero il Ceo Tim Cook pronto a ridiscutere in primavera un eventuale accordo extragiudiziale con il numero uno di Samsung.
C'è realmente la volontà di mettere fine alle diatribe legali fra le due rivali, oggi meno legate l'una all'altra per questioni di fornitura di componenti (chip, schermi, memorie) rispetto al recente passato? Samsung, in questa fase, è impegnata a ridare slancio alle vendite dei suoi Galaxy (sui conti della compagnia pesa la flessione del giro d'affari della divisione mobile, sceso del 18% nell'ultimo trimestre 2013) e il debutto anticipato del nuovo S5 va letto in quest'ottica. A Seoul devono quindi decidere come utilizzare la piattaforma open Tizen e se puntare ancora su nuovi smartphone con Windows Mobile. Per convincere Apple alla pace servono in ogni caso argomenti di spessore, considerando anche come la casa della Mela abbia vinto molte delle cause in cui è stata chiamata alla sbarra dalla rivale.

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