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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2014 alle ore 15:00.
L'ultima modifica è del 17 febbraio 2014 alle ore 15:16.
Il mostro siamo noi. La cosa divenne nota nel 1975, con Lo squalo di Steven Spielberg: grazie a un'inquadratura soggettiva, lo spettatore vedeva con gli occhi del pescecane. Ergo, diventava la bestia assassina.
Ben più mostruosamente immersiva sarà l'esperienza di Evolve, il nuovo videogame dei Turtle Rock Studios/2k Games, che dal prossimo autunno – su Pc, Xbox One e Ps4 - promette non solo di rinnovare i canoni di un genere fin troppo spremuto come il first person shooter, ma di ritoccarne le prospettive. Anche concettuali. Qui il video.
Come? Permettendo al giocatore di agire nei panni della bestia, meglio, della creatura che solo all'apparenza sembra il male da estirpare.
In un futuro non meglio precisato squadre di 4 cacciatori perlustreranno pianeti ignoti e, al solito, piuttosto ostili, alla ricerca di bestiali trofei. Starà all'utente decidere di manovrare uno dei quattro umani super equipaggiati o la loro cacciagione. Con la possibilità – altra intuizione notevole - di capovolgere gli equilibri della battuta venatoria in qualsiasi momento, trasformando la preda in predatore. Naturale saltino in mente Alien, Predator o Starship Troopers: Evolve pare miscelarli tutti, solo con l'aggiunta di La bella e la bestia
Gli ingredienti per un classico istantaneo paiono insomma non mancare, soprattutto se si considera che proprio dai Turtle Rock Studios uscì uno degli apici del videoludismo contemporaneo: la serie Left 4 Dead, ennesima rilettura dell'apocalisse zombifica solo a uno sguardo superficiale. In realtà, capolavoro di gameplay collaborativo esaltato da una narrazione ai minimi termini: 4 giocatori in co-op, contro un'orda di zombie agilissimi e con l'unico obbiettivo di salvare la pelle a sé e ai compagni; anche secondo il raffinato Tom Bissell, una delle esperienze di gioco più «studiate ed esplosive di sempre» (in Voglia di vincere, Isbn, 2012).
Evolve si spinge più in là e sostituisce all'intelligenza artificiale dei non morti di Left 4 Dead quella, ben più letale, di un giocatore in carne e ossa, cui è peraltro concesso di potenziare il suo ipertrofico avatar evolvendolo – da qui il titolo – con una dieta a base di piante e creature scovate durante la caccia. Ai 4 hunter umani, ognuno con armi, caratteristiche e ruoli differenti fra trapper, medic, assault e support, l'obbiettivo comune di stanare e uccidere l'avversario prima che le trasformazioni lo rendano invulnerabile.
Se il pacchetto di cacciatori, Griffin, Val, Markov e Hank, quello delle creature avversarie – per ora si è visto solo Goliath, sorta di cucciolo di Godzilla e King Kong – e le mappe oggi disponibili saranno ampliati al momento del lancio, si spera che un sistema di bilanciamento calibrato permetta anche a quattro sconosciuti incontratisi online di muoversi senza difficoltà contro il nemico solitario. Quanto visto fin qui fa infatti temere, da una parte, che gli hunter non debbano essere nuovi a strategie comuni in multiplayer e, dall'altra, che l'utente bestiale possieda un'esperienza notevole nel contrastarli.
Nulla, appunto, che non possa essere risolto negli ultimi mesi di lavoro. Soprattutto se forti di un'intuizione finalmente all'altezza di una next gen degna del nome: chi sono i buoni? E chi è il mostro? Chiedere a Spielberg o ai Turtle Rock Studios.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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