Le mani di Zuckerberg sui Paesi emergenti

(Afp)

What's Up? Che è successo? Con 450 milioni di utenti unici al mese l'acquisizione della startup WhatsApp per la modica cifra di 19 miliardi di dollari rappresenta la più ricca operazione della Silicon Valley degli ultimi tredici anni (solo Aol-Time Warner hanno saputo fare di meglio). Mark Zuckerberg prima di firmare ha detto di averci pensato un paio di giorni. Ma cosa ha spinto il numero uno di Facebook a sborsare qualcosa come 35 dollari per utente? La risposta più facile è il mercato dei Paesi in via di sviluppo dove l'applicazione di messaggistica è fortissima. Parliamo di India, Brasile, Messico, e più in generale di Sudamerica. Il vantaggio è legato alla tecnologia dell'app che consente di scambiarsi messaggi, video e altro via smartphone senza richiedere connessione a internet costante. Fuziona, per essere pratici, anche in quelle zone dove la copertura della banda larga è limitata.

Questo spiega i tassi di crescita che nell'ultimo anno hanno bagnato il naso al mega-social network di Zuckerberg. Il servizio di messaggistica istantanea nel 2013 ha superato i 100 milioni di utenti. E spiega anche l'interesse di Fb che nei Paesi emergenti è meno popolare. «WhatsApp punta a connettere un miliardo di persone», ha scritto il numero uno di Fb commentando l'operazione. Quello che però Zack non dice è che è proprio nel mobile, sugli smartphone che Facebook si sta giocando tutti. C'è da capire se il modello di busienss dell'app creata da Jan Koum si sposi bene con quello del social network più popolare del mondo. Koum ha sempre sostenuto che la sua app non è interessata ai dati dei propri utenti. «I tuoi dati non sono nel nostro orizzonte. Non siamo interessati», ha dichiarato pià volte il fondatore che ieri ha sottolineato commentando l'acqusizione: WhatsApp resterà autonoma e opererà in modo indipendente». Staremo a vedere.

©RIPRODUZIONE RISERVATA