La tecnologia indossabile secondo Google, non tessuti ma sensori

"Stiamo solo grattando la superficie". Queste le parole con cui Sundar Pichai, a capo della divisione Android di Google, ha parlato delle tecnologie indossabili ad Austin, Texas, nel corso del festival SXSW che si è tenuto domenica scorsa, descrivendole come un mondo tutto da scoprire di cui occhiali e orologi intelligenti sono solo una minima parte.

Google non guarda né ai tessuti né ai materiali con cui l'abbigliamento del futuro verrà fabbricato, così come non vede capi di vestiario, scarpe o accessori: l'ottica di Big G è focalizzata sui sensori e sui dispositivi capaci di interpretare i dati raccolti per poi essere messi al servizio di applicazioni, utenti (e aziende).

La strategia: tutto Android e sviluppatori
Con la cessione di Motorola Google ha abbandonato il mondo dell'hardware, privilegiando le collaborazioni con i costruttori. Non fa eccezione il pianeta dei device da indossare che Big G perlustra con i piedi ben saldi in scarpe costruite da altri, un esempio lo si vedrà con ogni probabilità durante il prossimo mese di giugno quando verrà presentato lo Smartwatch con il cervello di Mountain View e il corpo della coreana LG.

Che i sensori tanto cari a Google siano montati in giacche, scarpe o pantaloni è piuttosto relativo; molto più importante che siano sviluppati attorno ad Android, il sistema operativo che dovrà dominare l'intero comparto. Per avviare lo sviluppo di applicazioni cercando di distanziare fino da subito la concorrenza (su tutti Linux e Tizen), entro due settimane verrà rilasciato il Software Development Kit (SDK), una valigia di strumenti utili alla creazione di software.

Considerando che Google è efficace nella costruzione di relazioni di business e nelle politiche di concessione su licenza, è più che probabile che all'imminente SDK ne seguirà uno ancora più potente, anche in virtù delle indicazioni raccolte dai pionieri che si dedicheranno da subito alle tecnologie che porteremo con noi ovunque.

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