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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2014 alle ore 15:22.

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Terminali di fascia media che guardano, con presupposti originali, verso la classe più pregiata dei telefonini. Questo l'identikit "commerciale" degli attesi primi smartphone di Canonical con a bordo il sistema operativo open source Ubuntu Touch, battezzati ufficialmente settimana scorsa dal Ceo della società americana Mark Shuttleworth in occasione del Cebit di Hannover. I nuovi prodotti, in arrivo sul mercato nei prossimi mesi, verranno prodotti dalla spagnola BQ e dalla cinese Meizu e costeranno fra i 200 e i 400 dollari.

La loro prerogativa, come noto, sarà quella di funzionare anche da vero e proprio surrogato del pc quando collegati a un monitor o a un dispositivo esterno. Il sistema operativo installato a bordo degli smartphone in questione è infatti lo stesso che troviamo sui sistemi desktop; a cambiare sono l'interfaccia e le funzioni disponibili, e la logica di fondo è quella di uno smartphone che sa adattarsi a diversi scenari d'utilizzo in funzione della periferica a cui è collegato. Sul prezzo, ovviamente, è nata un'accesa discussione fra gli addetti ai lavori: eccessivo il posizionamento a listino non lontanissimo dai top di gamma, in linea con molti telefonini Android molto apprezzati dal grande pubblico e decisamente superiore a quello dei cellulari low cost che equipaggiano Firefox Os?

Shuttleworth, in proposito, ha parlato di legame emotivo fra utente e smartphone limitandolo però solo all'iPhone e all'ecosistema Apple; chi ha in tasca un apparecchio Windows o Android non avrebbe a suo dire molte remore nel passare ad un'altra piattaforma. Se questa, ovviamente, fosse in grado di offrire i giusti requisiti. Il Ceo è convinto di poter "vendere il propulsore del personal computing del futuro" e che l'aspetto "profondamente nuovo della convergenza" sia un valore aggiunto che pagherà. Certo il mancato varo del modello di fascia alta Ubuntu Edge, per cui non sono stati raccolti in crowdfunding i 32 milioni di dollari necessari per ingegnizzarlo e produrlo, qualche dubbio di sorta sull'affidabilità dei progetti Canonical lo ha lasciato.

I sogni di gloria dell'azienda, in ogni caso, sono sì ambiziosi ma non sfacciatamente presuntuosi, e l'arrivare a una quota di mercato dell'1% (circa 10 milioni di pezzi venduti all'anno) sarebbe un traguardo da festeggiare come un grande successo. Anche perchè assicurerebbe la copertura dei costi di sviluppo del software pure in ambito desktop.

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