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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2014 alle ore 18:22.
L'ultima modifica è del 17 marzo 2014 alle ore 18:39.

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Smartphone, tablet e computer personali impiegati a scopo professionale in azienda? É sicuramente una tendenza in atto, ma parlare del "Bring your own device" come di un fenomeno maturo è forse, ancora oggi, prematuro. E non per l'acerbità tout court delle tecnologie mobili. Anzi. Se l'adozione dei modelli Byod in molte aree dell'Europa è ancora faticosa è per via di altri fattori, dalla complessità legata all'integrazione di più piattaforme operative in seno ai sistemi informativi esistenti alla sicurezza dei dati e delle applicazioni aziendali che risiedono e girano sui dispositivi.

Un'azienda su cinque non ha definito alcuna policy
Su quest'ultimo aspetto si è concentrato lo studio European Byod Index condotto per conto di Oracle dalla società di ricerca Quocirca su un campione di 700 aziende. Ebbene, il 44% di queste si è dichiarata ancora contraria all'uso dei device personali in chiave business o lo consente solo in circostanze eccezionali mentre più della metà "confessa" di non gestire gli smartphone nell'ambito del proprio programma Byod. E ancora. Poco meno di un ulteriore terzo di imprese (il 29%) ne restringe l'utilizzo ai soli dipendenti senior, il 22% vieta tassativamente la possibilità che i dati o le informazioni aziendali risiedano sui dispositivi di addetti e manager e il 20% non ha definito, per il momento, alcuna regola in merito.

Perchè c'è ancora una generalizzata diffidenza verso l'uso dei dispositivi di computing personali, approccio che, questo dicono vari altri studi sulla materia, premia chi vi investe sul piano della riduzione dei costi informatici e dell'aumento della produttività degli utenti? Perchè a rischio è la sicurezza: dei dispositivi per il 45% degli intervistati, delle applicazioni per il 53% e dei dati per il 63%. Non bastassero queste pecentuali a gettare qualche ombra sul fenomeno, ecco che l'indagine evidenzia come molte di queste preoccupazioni siano collegate a una scarsa consapevolezza delle funzionalità offerte dalle soluzioni di security. Un esempio? Il 37% del campione monitorato non ha mai sentito parlare di containerizzazione, e cioè dei tool che permettono di separare i dati aziendali da quelli personali, e il 22% è totalmente all'oscuro quanto a strumenti per la gestione delle applicazioni mobili.

Sostenitori e oppositori: le telco davanti a tutti, Pa fanalino di coda
Dallo studio di Oracle, in ogni caso, si evince che ci sono aziende pro Byod e aziende contro. Fra le prime, l'83% lavora sia ambito smartphone che tablet e poco meno dell'80% dispone di una qualche forma di gestione delle applicazioni mobili; fra le seconde ben l'86% si dice profondamente preoccupato della sicurezza e il 65% non gestisce la protezione di dati e informazioni e non permette che risiedano sui dispositivi in forma non cifrata.
A livello di singoli settori, più in dettaglio, le telecomunicazioni sono il comparto più ricettivo ai dettami del Bring your own device (e non potrebbe essere forse altrimenti), seguite da quello dei media, che vanta la più ampia percentuale di aziende sostenitrici. Dietro la lavagna finiscono invece i servizi finanziari e la Pubblica Amministrazione, dove spopolano le aziende contrarie.

L'Italia fra i Paesi con maggiori difficoltà
Interessante, a proposito di sostenitori e oppositori del Byod, notare come Paesi nordici, Germania e Svizzera siano nel complesso le aree geografiche con più maturità nell'approccio al fenomeno mentre Spagna, Portogallo e Italia rappresentino all'opposto le aree che registrano le maggiori difficoltà e quellw con la maggior proporzione di aziende contrarie. Il Belpaese (che ha contribuito al campione con 100 interviste) è purtroppo alle spalle di tutte le altre nazioni europee quanto a maturità della propria visione ed è davanti solo all'area iberica quanto a consapevolezza del fatto che la sicurezza dei dispositivi personali in azienda (e dei dati critici) possa essere concretamente gestita.

Secondo Domenico Garbarino, Sales Director Security Solutions di Oracle Italia, la fotografia scattata dal rapporto Index sul mercato italiano "è assolutamente veritiera ma è anche vero che la situazione è in forte evoluzione e che anche moltissime aziende che vengono identificate nello studio come contrarie all'adozione del Byod sono sempre più consapevoli del fenomeno". L'indice nostrano è dunque destinato a recuperare terreno al cospetto dei Paesi più virtuosi e questo in funzione del fatto che, spiega ancora Garbarino al Sole24ore.com, "Bring your own device e Corporate owned personal enabled (Cope, ndr) presentano un trend ormai inarrestabile e dovranno essere affrontati a brevissimo in maniera strutturata". L'importante è proteggere le risorse aziendali che girano sui dispositivi dei dipendenti, senza comprometterne la user experience. Byod sì, dunque, ma sicuro è meglio. Anzi necessario.

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