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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2014 alle ore 19:27.
L'ultima modifica è del 17 marzo 2014 alle ore 20:26.

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Oggi è caduto un muro, grande, importante, più duro del cemento armato, che resisteva da una cinquantina d'anni, da quando fu scoperta la radiazione di fondo, quel che resta del grande inizio dell'Universo, il Big Bang. L'hanno distrutto gli astrofisici di Harvard, il gruppo denominato Bicep2, bicipite in italiano nome un po' strano ma gli scienziati vanno pazzi per gli acronimi fantasiosi, guidati da John Kovac, uno dei migliori cosmologi esistenti.

Hanno infatti scoperto i segni, i messaggeri delle onde gravitazionali provocate dall'espandersi improvviso dell'Universo nei primissimi istanti dopo l'inizio dei tempi. Lo hanno cercato in tanti, da terra e dal cielo con i satelliti Wmap di Nasa e l'europeo Planck, ma sono arrivati loro, con un lavoro durissimo e in silenzio durato anni, svolto al Polo Sud con un telescopio che osserva il cielo alle microonde e che quindi può vedere la prima "luce" emessa nell'Universo, ad appena 380.000 anni dal grande inizio, quasi 14 miliardi di anni fa. Prima di quella data, chiamiamola così, non ci è possibile vedere e sapere nulla esaminando la radiazione, perché nessun segnale elettromagnetico, luce, raggi X, microonde poteva prima di allora sfuggire dall'impasto primordiale di materia e energia mescolate assieme. Solo le onde gravitazionali possono darci informazioni, tutt'altra cosa, e ora sembra ce l'abbiamo fatta a prenderle al volo, dopo anni di ricerche e molti milioni spesi in tanti esperimenti.

È un po' complesso, certamente, ma vale la pena di cercare di capire perché, se confermata come si spera anche dagli altri gruppi di astrofisici, la scoperta modifica non solo la fisica di base nella sue più profonde radici, aiutando a mettere insieme i due grandi campi, ora separati, della gravitazione e della fisica quantistica, ma anche, e forse più importante, ci dice qualcosa in più sulle origini dell'Universo e quindi su chi siamo noi, da dove veniamo in definitiva.

Venendo a questa scoperta, decisamente al limite di quanto possiamo fare oggi, i fisici americani hanno osservato il cielo in questa particolare frequenza, microonde, ed hanno trovato un certo attorcigliarsi di quella radiazione in un direzione prestabilita: si tratta del fenomeno della polarizzazione, che anche noi verifichiamo in certi occhiali da sole con lenti antiriflesso. Misure incredibilmente delicate, a quelle frequenze, che come abbiam detto corrispondono alla prima "luce" visibile nell'Universo, non si vedono infatti né pianeti né stelle né galassie, ma solo una radiazione di fondo che varia da punto a punto di qualche milionesimo di grado, come se avessimo un mare perfettamente piatto con delle increspature alte qualche milionesimo di millimetro.

È in queste debolissime fluttuazioni che hanno trovato la firma di quel che è successo "prima" dei 380mila anni, molto prima, nei primi istanti dell'Universo, sono infatti le onde gravitazionali dei primi istanti dell'universo ad averlo provocato. Per avere un'idea per primi istanti intendiamo, in numeri, 332 zeri prima di un 1 in secondi, qualcosa insomma che non è possibile neppure pensare di immaginare, neanche a chi ci lavora dalla mattina alla sera come i fisici di Harvard. Quelle microscopiche deviazioni, quell'arrotolarsi della radiazione a microonde che si vede nella insignificante, per noi, figura distribuita alla conferenza stampa tenutasi oggi alle 17 ora italiana ad Harvard, ci dicono che si, avevamo visto giusto, in quel tempuscolo dopo l'istante 0 l'universo si è improvvisamente espanso, in un fenomeno finora soltanto ipotizzato e ora indirettamente dimostrato, l'era dell'inflazione, infinitamente per noi breve. Insomma, per tentare un paragone, è come se da quel che succede sul vetro scuro di un'automobile noi potessimo risalire a quel che è successo dentro all'abitacolo senza vederlo direttamente. Per chi mastica un po' di fisica di base la questione importante è anche che si sarebber dimostrata in questo modo la esistenza di gravitoni, come portatori di energia in condizioni di vuoto quantistico.

Le misure sono durate ben tre anni e hanno coinvolto i maggiori esperti americani, da Harvard a Berkeley, per cercare di togliere ogni possibile fonte di errore in un grafico che resterà, certamente, nella storia della scienza. «È come aver trovato il Sacro Graal della Scienza - ci conferma Sabino Matarrese cosmologo dell'Università di Padova - che implica un livello di energia in gioco irraggiungibile sulla Terra. Legittima perfettamente la teoria dell'inflazione originaria nell'espansione dell'Universo e archivia definitivamente alcuni altre teorie modificate o concorrenti, dato che il risultato ci dà dei numeri molto precisi».
Ora il tutto sarà sottoposto a ulteriori indagini e sarà il satellite europeo Planck, di cui si stanno ancora analizzando i dati, a dare la prima controprova con un esame severo, perché questo cambia le carte in tavola in modo pesante, mettendo assieme due branche della fisica finora divise, la gravitazione e la meccanica quantistica. In quel tempuscolo sta tutto il segreto di quel che è venuto dopo, noi compresi.

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