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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2014 alle ore 15:42.

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Operatori mobili, ciricuiti e piattaforme di pagamento, produttori di smartphone, istituti bancari e finanziari, software di sicurezza: tanti diversi mondi che stanno convergendo in quello che si annuncia (da parecchio tempo) come uno dei fenomeni di maggiore discontinuità dell'era digitale. Quale? I pagamenti in mobilità, o se vogliamo gli acquisti (online o presso i negozi fisici) via smartphone. Parlare di ecosistema non è quindi fuori luogo e lo ha confermato al Sole24ore.com una manager che di sicurezza se ne intende parecchio, Eva Chen, founder e Ceo di Trend Micro.

L'imperativo: proteggere le piattaforme prima dei dispositivi
La tematica del mobile payment è molto più complessa di quanto potrebbe sembrare in apparenza. E questo perchè, come argomenta la Chen, "l'utilizzo del device mobile è per sua natura frammentato e non continuativo, l'esperienza utente è cambiata e la location awarness (le tecnologie che permettono di localizzare la posizione di un individuo tramite il suo smartphone, ndr) è un concetto a cui i tradizionali utenti di pc non sono abituati. Le banche, dal canto loro, devono garantire la compatibilità e la protezione delle loro app di pagamento rispetto all'evoluzione dei terminali e gli hakcer, lo sappiamo, attaccano là dove c'è denaro".

Se un sistema di mobile payment è sicuro, questo l'assioma della numero uno di Trend Micro, è più facile che venga adottato in massa dai consumatori. "La sicurezza – puntualizza la Chen – va gestita a livello di piattaforma e di architettura della banca su cui sono appoggiate le transazioni e non a livello di singolo device o di singolo sistema operativo. I sensori biometrici installati a bordo degli smartphone di nuova generazione? Sono un complemento, e non un'alternativa, alle soluzioni che proteggono i dati critici degli utenti, sia lato consumer che lato aziendale".

Transazioni mobili in crescita del 200% in Italia
Gli acquisti online in Italia sono in continua crescita? Merito (anche) di smartphone e tablet, la cui incidenza sul totale delle operazioni effettuate è più che raddoppiata in un anno, passando dal 4% del 2012 al 12% del 2013 e toccando un giro d'affari di 1,7 miliardi di euro. Dai dati rilevati da Human Highway e resi noti di recente da Netcomm si evince che sono soprattutto i siti che offrono abbigliamento, accessori, libri e biglietti per eventi e spettacoli ad aver registrato un'impennata degli acquisti effettuati tramite tablet e smarthphone e con l'ausilio di app dedicate.

Ma quali strumenti di pagamento utilizzano gli italiani per i loro acquisti in mobilità? Quello che doveva essere uno standard universale per le transazioni di prossimità fra smartphone e dispositivi abilitati alla ricezione del segnale, e cioè la tecnologia Nfc (Near field communication), era qualcosa di ignoto al 25% degli utenti Internet fino all'anno passato. A inizio 2014 questa percentuale è scesa fino al 14% e coloro che dichiarano di possedere un telefono abilitato ai collegamenti Nfc sono passati dal 6,4% del 2013 all'11,1% attuale.

Un universo che interessa anche alle startup
Diffusione di questa tecnologia a parte, siamo comunque solo all'inizio. Il 72% degli italiani, stando all'ultimo rapporto dell'Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano, è interessato ai "mobile wallet", ovvero sia quegli strumenti che permettono di trasformare il cellulare in un portafoglio digitale dove vengono convogliate carte di credito, tessere fedeltà e biglietti dei mezzi pubblici. Un business potenziale molto vasto, al vaglio non solo di operatori telco e di fornitori "over the top" (Facebook, Google e via dicendo), che stanno studiando come sviluppare e diffondere le rispettive piattaforme e soluzioni, ma anche delle start up. Sono poco meno di 200 le nuove imprese impegnate nel mobile payment finanziate a livello internazionale nel corso degli ultimi tre anni, per investimenti complessivi di circa 1,7 miliardi di dollari.

(G.Rus)

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