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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2014 alle ore 06:37.

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a Oggi in rete è tutto un racconto. Non più santi, né navigatori, né eroi, ma soprattutto popolo di scrittori. Volontari o involontari, dai social media alle telecamere che ci riprendono a nostra insaputa. Dagli scontrini al Gps dei nostri dispositivi mobili, tutto racconta di noi. Le scie digitali delle nostre vite s'intrecciano generando trame sociali, economiche, politiche infinite. Un tessuto di nuova generazione che sta generando, a una velocità mai vissuta prima, un universo simbolico, che sa sempre più di labirinto.
La rete, un immenso buco nero che tutto uniforma, dal canto suo sta tentando di uscire da se stessa, cercando la strada tecnologica per aiutarci a tornare ad apprezzare il contatto diretto con le cose, le persone e le esperienze di cui narra. E lo fa con la realtà aumentata. Le bellezze d'Italia possono solo trarne vantaggio. Fa piacere sapere che sarà un'azienda italiana come Luxottica a dare il design ai Google Glass che dovrebbero fare da occhiali capaci di orientarci nella selva delle informazioni aumentate. Ma il design di cui si ha bisogno deve andare oltre, investendo direttamente il senso del paesaggio socio-economico e culturale che questa nuova vista tecnologica ci permetterà. Insomma ci vuole un design che riprogetti la nostra comunità.
Le prime istituzioni ad avvertire questa urgenza di prepararsi a vedere l'ambiente reale con le lenti della rete sono state alcune amministrazioni locali. I loro primi passi sono ispirati dalla convinzione che la battaglia per un marketing del territorio la si vinca creando un progetto di identità comunicativa che restituisca l'idea di comunità, variegata nell'offerta, ma compatta culturalmente. Distretti tanto più forti quanto più capaci di offrire agli occhiali del futuro una forte personalità sociale, di gruppo, inconfondibile rispetto a tutte le altre, eppure tutte accumunate dalla cultura italiana.
Ma per fare questo è necessario una forte comunicazione interna fra i vari soggetti, che dia vita a una comunità reale, costruendo fra loro quel progetto comune che è la matrice di tutti gli storytelling che si vorranno proporre ai visitatori e che tutti i racconti dei visitatori concorreranno a rafforzare. Questa strategia, che vede l'efficacia della comunicazione verso l'esterno tanto maggiore quanto più strumento per rifondare le ragioni forti di una comunità ha avuto modo di essere discussa da ricercatori e operatori del settore, specialmente turistico, a Rimini, alla prima edizione di "Be-wizard. Real time web marketing".
L'evento è stato un susseguirsi di incontri di livello internazionale dove alcuni fra i maggiori esperti hanno discusso le forme più avanzate di web marketing e dell'accoglienza. Ma idee nuove si sentivano soprattutto quando si insisteva sulla necessità di rafforzare i rapporti fra il valore della rete digitale e quello dell'esperienza concreta, sul luogo.
Immaginario e realtà concreta. La partita si gioca qui. Oggi come mai il vero marketing sembra essere quello delle cose che si possono sperimentare personalmente. Perché nel riuscire a far passare dal racconto alla realtà dell'esperienza si gioca il valore aggiunto del made in Italy. L'online, la linea del racconto dovrà aiutarci a trovare quello che si cerca.
Questo ci è parso, almeno, che intendessero Maurizio Ermeti e Andrea Pollarini che hanno fortemente animato i due giorni d'incontri. E in questa direzione sembrano essere andati personaggi della rete come, fra gli altri, David Meerman Scott, Greg Jarboe, Justin Cutroni, Chekitan Dev, ma anche Paola Gambardella, Francesco Tapinassi, Italo Paltrinieri, Francesco Tinti, Sara Baldinacci.
Insomma, la Realtà aumentata ha bisogno di creatività, ma la vera creatività sta al di là del Glass prossimo venturo, in quella gente, in quelle città, strade, campagne, mari, montagne, opere d'arte, cultura, prodotti, che sono belli, belli davvero. Ma... dal vero.
Dalle smart cities alla socializzazione di prossimità ai piani di accoglienza turistica, quello che conta è che la tecnologia da sola non basta. È necessario che venga sfruttata l'opportunità straordinaria di socializzazione e di aggregazione all'interno dei territori

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