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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2014 alle ore 23:17.
L'ultima modifica è del 03 aprile 2014 alle ore 23:26.
Che ci fosse lo si sospettava da qualche mese a causa degli spruzzi tipo geyser che erutta continuamente, ma ora finalmente se ne ha la certezza: l'elegante Encelado, satellite di Saturno di 250 chilometri di diametro, sotto la crosta ghiacciata ha un bell'oceano di acqua liquida, ad una temperatura prossima allo zero. Lo hanno potuto determinare gli scienziati del gruppo di Luciano Iess, dell'Università romana della Sapienza assieme a colleghi statunitensi, grazie alle misure fatte con la sonda italo americana Cassini, che da 10 anni studia quell'affascinante mondo di anelli e satelliti che circonda il maestoso Urano.
Il satellite sarebbe fatto in questo modo: un nucleo roccioso molto esteso all'interno, una crosta ghiacciata all'esterno e in mezzo, a 30-40 chilometri di profondità dalla superficie, un oceano di acqua liquida di almeno 8 chilometri di spessore, non è dato sapere se esteso a tutto il satellite o solo in gran parte attorno al polo sud di quel satellite. Comunque le stime parlano di tanta acqua da poter riempire da zero 500 volte il lago di Garda, il nostro maggiore bacino interno.
Gli studiosi hanno potuto determinare tutto questo grazie a 3 passaggi ravvicinati della sonda Cassini a Encelado, anche a soli 50 chilometri di distanza. La misura accurata del campo gravitazionale del satellite ha fatto capire che il corpo celeste è solo in parte solido. La pressione esercitata sull'acqua, stretta fra il nucleo solido e la crosta ghiacciata, farebbe uscire quindi i giganteschi spruzzi tipo geyser osservati dalla sonda. Considerato che la superficie è a -180 gradi la differenza di temperatura è veramente notevole. La scoperta è decisiva e sicura, dato che l'acqua è più densa del 7% circa del ghiaccio e questo riesce a spiegare la differenza fra le misure di gravità e la topografia del satellite. In parole povere si capisce dai dati presi dal satellite che lì sotto ci doveva essere qualcosa di più denso, appunto acqua.
Questa ricerca, come altre anche recenti, ci dimostra che il Sistema solare è fatto di corpi all'apparenza molto semplici, biglie perse nell'immensità dell'universo, ma in realtà molto complesse e strutturate, con una storia importante alle spalle: chi ha fornito tutta quell'acqua a Encelado per esempio? E ancora: il fatto che ci sia un nucleo solido di roccia, quindi silicati, a contatto con acqua non può formare un ambiente almeno non ostile, se non proprio favorevole, a qualche tipo di vita anche elementare?
Su questo Luciano Iess è più che cauto: «È vero che si sono trovati nei getti dei geyser dei composti organici semplici come metano e CO2, ed è anche vero che i colleghi americani sono molto più possibilisti di noi, ma penso occorra andare avanti coi piedi di piombo». Si parla ora, negli Stati Uniti, di una missione di media grandezza, per essere un po' prosaici sui 300 milioni di dollari, per mandare una seconda sonda a esaminare cosa viene fuori da quella luna di Saturno in quelli spruzzi tipo geyser che si sono visti.
Cassini, missione fortemente voluta dall'Agenzia spaziale Italiana Asi fin dalla sua nascita, ha regalato in questi dieci anni migliaia di immagini stupefacenti di Saturno e del suo ambiente di anelli e satelliti, e soprattutto tanta conoscenza in più di quel particolare mondo ghiacciato e affascinante. Finirà di lavorare, vien da dire purtroppo, nel 2017 quando verrà lanciata a distruggersi proprio verso Saturno.
Scoperta molto italiana quindi fatta grazie a un satellite molto tricolore, che viene pubblicata questa settimana sull'importante rivista Science. D'altronde Cassini, l'astronomo che per primo studiò Saturno e i suoi anelli all'inizio del 1700, era italianissimo, di Perinaldo ridente paese ligure, anche se finì la sua carriera a Parigi, come direttore del bellissimo Osservatorio della capitale francese.
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