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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2014 alle ore 21:21.

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La sovrabbondanza di informazioni online sta ridisegnando il modo in cui il nostro cervello filtra ciò che leggiamo. Le neuroscienze cognitive stanno cominciando ad interessarsi, non senza preoccupazioni, a questa superficialità nell'acquisire nozioni e concetti che cozza in modo fragoroso con il modello di lettura – più profondo e più orientato alla totale comprensione del testo – che ci viene impartito sin dai primi anni di vita.

Maryanne Wolf, neuroscienziata della Tufts University (Boston), ha ragione di temere che la superficialità dimostrata nelle letture online possa influenzare anche la lettura tradizionale, laddove invece dovremmo tutti mostrare maggiori dosi di concentrazione e volontà di comprendere appieno.

Cosa sta succedendo
Riviviamo dinamiche già vissute: così come l'aumento dei telegiornali ci ha abituato ad accontentarci di "brandelli sonori" che ci raggiungono mentre siamo in altre faccende affaccendati, così la lettura di notizie sul web ci sta rendendo avvezzi all'accontentarci di leggere qualche riga di testo, alla ricerca di parole che possano stuzzicare il nostro interesse e a chiudere la pagina del browser in modo quasi meccanico. Inoltre tendiamo a replicare la stessa dinamica anche quando ci troviamo libri alla mano.

Slow reading
I sostenitori della buona lettura invocano la nascita di una corrente di lettura lenta, sulla falsa riga di chi ama lo slow food. Nel contempo scienziati e ricercatori stanno cercando di stilare un quadro più completo delle differenze tra la lettura online e quella su carta, al fine di scongiurare soprattutto che i bambini, ormai sempre più inclini sino dalla tenera età ad utilizzare i dispositivi digitali, possano perdere o non acquisire le capacità di comprendere i contenuti di ciò che leggono, con ripercussioni evidenti nel corso degli anni.

Twitter biologico
In qualche modo, dicono gli scienziati, il nostro cervello sta diventando una sorta di Twitter biologico: sintesi e schematicità che tolgono qualità alle capacità di lettura oggi e, (chissà) all'eloquio domani. Perché, come dice la dottoressa Wolf "la sintassi è il modo in cui esprimiamo pensieri complessi".

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