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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2014 alle ore 10:02.
L'ultima modifica è del 14 aprile 2014 alle ore 16:44.
La filosofia della sottrazione incarna perfettamente lo spirito essenziale della bicicletta. In fondo, se i telai a scatto fisso stanno avendo tutto questo successo la ragione è proprio questa, eliminare tutto ciò che non è indispensabile. I freni, il cambio e tutta la caveria di cui questi sistemi hanno bisogno. Nessuno però aveva ancora pensato di levare i raggi dalle ruote, riportandole alla loro forma originale di cerchi perfetti, senza alcun elemento aggiuntivo. Certo, di rendering in Rete ne girano parecchi ma nessuno di questi è riuscito a diventare un prototipo vero e proprio, preludio di qualsiasi progetto industriale.
Una pieghevole futuristica
Il primo a riuscire in questa impresa è stato Gianluca Sada, che si è laureato in Ingegneria dell'Autoveicolo al Politecnico di Torino proprio con una tesi sulla sua bicicletta futuristica. «Tutto è nato come una sfida, senza alcuna finalità precisa», racconta Sada. «Volevo semplicemente mettermi alla prova e vedere se ero in grado di realizzare questa idea. Il presupposto, semmai, è stato quello di fare una bicicletta senza raggi ma allo stesso tempo adatta a girare per la città, quindi senza scendere a compromessi sulla dimensione della ruota. Nel mio progetto, infatti, ho adottato un cerchio da 26 pollici, quello delle mountain bike per intenderci». Ruote piccole, equilibrio precario: è un'equazione che qualunque ciclista conosce bene. Ma Sada, che prima ancora di discutere la tesi ha depositato alla Camera di Commercio di Torino il brevetto della sua invenzione, non si è accontentato di realizzare una bicicletta con le ruote prive di raggi. Ha voluto che il telaio si potesse anche piegare ritenendo - a ragione - questa funzione un valore aggiunto decisivo nella mobilità urbana, soprattutto per chi agli spostamenti in bicicletta deve aggiungere qualche trasferimento in treno o metropolitana. E così ecco che il telaio della Sada Bike si piega, diventa poco più voluminoso di un ombrello e, insieme alle ruote, si può sistemare in uno zaino o, ancora meglio, in un trolley da tirare come una piccola valigia.
Tre ruotine sostituiscono i raggi
L'aspetto tecnico più intrigante della Sada Bike è senz'altro quello che riguarda l'ancoraggio delle ruote al telaio. Il sistema ideato da Sada prevede delle piccole rotelle fissate al telaio che permettono ai cerchi di girare e, allo stesso tempo, li mantengono in posizione. Sia sulla ruota anteriore, sia su quella posteriore agiscono tre di queste rotelle. La più importante ovviamente è quella che trasmette il movimento dei pedali: si trova nella parte bassa della ruota posteriore ed è azionata da una catena tradizionale. «Una variante molto interessante», fa notare Sada, «potrebbe essere la trasmissione a cardano: oltre ad assicurare una soluzione a basso impatto di manutenzione, infatti, renderebbe il telaio ancora più essenziale, avendo bisogno di molto meno spazio rispetto alla catena». Anche se è quasi impossibile da vedere, la bicicletta pieghevole dalle ruote vuote dispone anche di un doppio rapporto di velocità: all'altezza delle pedivelle si trova un cambio epicicloidale che si può azionare con il tallone e moltiplica per tre volte e mezzo la pedalata. Il sistema è quasi indispensabile vista la ridotta dimensione della rotella che trasmette il movimento al cerchio: con questo rapporto, adatto alle salite, in pianura bisognerebbe pedalare troppo velocemente per mantenere una buona velocità di crociera.
Un progetto che vale di più di 109 punti
La discussione della tesi ha fruttato a Gianluca Sada 109 punti, un soffio dal punteggio massimo. Ma a compensare l'amarezza per questo obiettivo soltanto sfiorato sono arrivati riconoscimenti importanti: «Nel 2010, qualche mese dopo la laurea, l'Ordine degli ingegneri di Torino mi ha assegnato il primo premio nell'ambito dell'iniziativa Idea-To per la migliore tesi di laurea a carattere innovativa di quell'anno», ricorda. «E qualche mese più tardi il ministro Giorgia Meloni mi ha selezionato tra i 200 giovani talenti d'Italia». Incentivi a continuare nel suo progetto di cui forse Sada non aveva neppure bisogno vista la convinzione con cui ha portato avanti lo sviluppo della sua bicicletta. Completata la fase di progettazione, infatti, ha deciso di realizzare un prototipo, indispensabile per coinvolgere partner e investitori.
Il prototipo pagato 4mila euro di tasca propria
Per questo ha investito 4 mila euro di tasca propria e, grazie alla collaborazione con Palmec, azienda specializzata in meccanica di precisione, ha potuto finalmente portare in giro per fiere e manifestazioni il suo gioiellino. «Adesso ovviamente è molto pesante perché, per questione di costi, il telaio è stato ricavato dal pieno», spiega. «Tuttavia in base ai miei calcoli, in seguito a un processo di industrializzazione, si potrebbe arrivare intorno ai 10 kg di peso per il telaio in alluminio. E ancora meno per quello in fibra di carbonio». Sada ha calcolato che il prezzo al pubblico per la sua bicicletta potrebbe essere intorno ai 1.500 euro, il doppio nel caso del telaio in carbonio. «Può sembrare una cifra molto elevata», conclude, «ma, se confrontata con alcuni modelli pieghevoli, ci può stare benissimo. Anche perché io vorrei che fosse un prodotto di qualità, rigorosamente made in Italy». Difficile, al momento, ipotizzare i tempi per l'arrivo della Sada Bike sul mercato.
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