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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2014 alle ore 15:22.
L'ultima modifica è del 27 aprile 2014 alle ore 14:12.

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Per Agcom ora comincia la sfida più grande: eseguire il proprio regolamento sul copyright senza danneggiare la libertà di espressione e informazione su internet. Rischio che, secondo gli esperti, potrebbe venire da un'applicazione troppo rigida delle (vecchie) norme sul diritto d'autore.

Dalle prime istanze arrivate ad Agcom, nei giorni scorsi, risulta infatti che l'impatto del regolamento non è solo su siti meramente "pirata". Per esempio, un fotografo professionista ha aperto una procedura Agcom contro una cinquantina di siti che ospitavano una sua foto senza pagarne i diritti, tra cui testate giornalistiche, un portale d'informazione turistica e vari blog. Ma c'è stata anche un'istanza contro un sito di una Regione (per un video). Un indizio delle tortuose ricadute del regolamento è anche il fatto che Sky vi abbia presentato ricorso. Sky è un detentore di diritto d'autore e quindi in teoria dovrebbe avere solo vantaggi dalla nuova normativa. Ma, a quanto risulta, il timore è che il regolamento si riveli un'arma a doppio taglio. Qualunque autore può infatti rivolgersi ad Agcom contro qualsiasi soggetto che pubblichi contenuti. Vale a dire, contro l'intera popolazione internet mondiale.

«Il problema: Agcom dovrà applicare la norma italiana che, essendo tra le più rigide in Europa, considera "pirata" alcuni usi in realtà molto comuni e finora tollerati nella pratica del diritto in internet», dice l'avvocato Carlo Blengino, fellow del Centro Nexa-Politecnico di Torino. «Pratiche che negli Usa sono addirittura legali, secondo il concetto di fair use – continua –. Condividere lo spezzone di una trasmissione tv dove compare un politico importante, per esempio». «Mediaset invece ha appena chiesto a molti siti di rimuovere il video con Matteo Renzi ospitato in un suo programma tv. La nostra normativa prevede sì il diritto di commento, come eccezione al copyright, ma in questo caso sarebbe la mera descrizione scritta di un video. Oppure la citazione fino a "50 centimetri di pellicola"». «Illecito quindi è anche il tweet con un link a quel programma tivù presente su siti non autorizzati. O il tweet con l'immagine di un articolo di giornale. Ma anche quanto fanno molti aggregatori, che impaginano parti e rimandi di notizie altrui in un portale o un'app». «Illeciti anche i video della "Sora Lella" o altri che per parodia o altri fini usano musica o scene di film senza pagarne i diritti», conferma Fulvio Sarzana, avvocato esperto di questi temi e storico contestatore del regolamento.

Secondo i due avvocati, finora la linea rigida del copyright non è emersa perché a occuparsene è stata solo la magistratura. Con tempi e costi che hanno fatto barriera a molte potenziali contestazioni (legittime solo per via di una normativa obsoleta). Barriera che cadrebbe invece ora che, con procedura rapida e automatica, se ne occupa anche Agcom. «Il nostro scopo è colpire solo la vera pirateria», rassicura però Francesco Posteraro, commissario Agcom. Posteraro, con il presidente Angelo Cardani e il commissario Giovanni Martusciello, fa parte del direttivo che prenderà la decisione finale sulle singole istanze di violazione. Cioè se oscurare i siti, "assolverli", o ordinare agli hosting provider di rimuovere le opere contestate. «Per prima cosa, diamo 12 o 35 giorni di tempo (a seconda della gravità) al sito per rimuovere volontariamente l'opera contestata. Se è un sito italiano, potremo chiedere, al limite, all'hosting provider la rimozione dell'opera; intervento che non è certo invasivo. Se è un sito estero, ma non è dedicato alla pirateria, valuteremo con cautela. Potremmo anche evitare di chiederne l'oscuramento e rimettere la questione nelle mani della magistratura». Ma come evitare di prendere decisioni affrettate per un eccessivo carico di lavoro? «Se ci arriveranno troppe istanze, preferiremo andare lunghi sui tempi piuttosto che decidere alla leggera».

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