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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2014 alle ore 11:50.

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Prometeo, semidio della mitologia greca, parliamo di 3000 anni fa, rubò il fuoco al padre padrone degli dei e degli uomini, Giove, e lo donò a noi umani. Il mito la dice lunga su quanto importante sia sempre stata la questione energia per l'umanità che, proprio grazie alla scoperta del fuoco, poté migliorare e progredire.

Il Prometeo di questi giorni è Susumu Sasaki, importante accademico e figura di primo piano dell'aereospaziale giapponese. Propone di mandare in orbita delle gigantesche fattorie di pannelli solari per poter collezionare, a 36.000 chilometri di altezza, la luce solare che lì non è mai offuscata dalle nubi, convertirla in elettricità e poi spedirla a terra tramite fasci di microonde, in pratica un cambiamento di paradigma importante che richiede la collaborazione dei Paesi industrializzati del mondo. La proposta, che si sta discutendo all'Agenzia spaziale giapponese Jaxa, dimostra come questa corsa a più energia, più pulita e più sicura non sia mai finita specie in un Paese, come il Giappone, che si è scoperto pericolosamente pasticcione con l'energia nucleare.

L'idea di produrre energia con il fotovoltaico dallo spazio non è certo nuova, le prime proposte, sulla carta, sono addirittura del 1968 ed è sempre stata considerata poco realizzabile e soprattutto molto costosa rispetto ad altre soluzioni anche molto banali, come per esempio mettere migliaia di metri quadri di celle solari direttamente sul terreno, e non nello spazio in una costosissima orbita geostazionaria. Inoltre il problema vero è la trasmissione dell'energia prodotta: entrambi i metodi proposti, trasmissione con fasci laser o microonde, hanno vari pro e contro di tipo tecnico, ma le difficoltà sono prevalenti.

Sasaki presume di avere ai due estremi del Giappone delle isole artificiali di ricevitori, tre chilometri quadrati di superficie, su cui convogliare i fasci ad esempio di microonde che verrebbero riconvertite in energia elettrica. Anche questa tecnologia non esiste oggi, ma l'autore annuncia che l'Agenzia spaziale del Sol Levante ha finanziato un esperimento per la fine di quest'anno per provare una nuova tecnologia. Saranno trasmessi circa 400 watt tramite microonde alla distanza di qualche decina di metri, certo non quello che servirebbe per realizzare il progetto, ma assicurano che se funzionerà aumentare la potenza e distanza sarà solo una questione di ingegnerizzazione del processo.

In effetti il progetto complessivo è formidabile come richieste tecnologiche: si va dalla capacità di portare in orbita il materiale necessario, quindi tecnologia di volo, alla trasmissione, alla costruzione delle isole-ricevitori nel Mar del Giappone, non proprio il più tranquillo del pianeta per via di terremoti e relative conseguenze.

Molti i pro ma anche di più i contro: costi elevatissimi ma, come sempre, occorre guardare oltre, dice il proponente: è un sistema «certamente difficile e costoso, ma il ritorno sarebbe immenso e non solo in banali termini economici. Consideriamo che nella storia dell'umanità l'introduzione di ogni forma di energia, dal fuoco al carbone al gas al nucleare, ha causato una rivoluzione nel nostro modo di vita e nelle possibilità di sviluppo». Vedremo. Certo oggi tutto gioca contro l'anziano professore emerito giapponese, ma i visionari spesso hanno cambiato il mondo con il loro entusiasmo.

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