Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2014 alle ore 08:12.

My24

a«I droni ci ruberanno lavoro?», chiedeva provocatoriamente un paio di anni fa, alla platea di Ted Talks, Andrew McAfee, co-autore del recente «The second machine age». La sua risposta era ed è: «Sì, i droni ci stanno prendendo i posti di lavoro, ma questo non è il punto». Secondo il ricercatore del Mit, le digital technology miglioreranno la nostra vita e non abbiamo nulla da temere perché «l'economia non si basa sull'energia, sui capitali, sul lavoro, ma sulle nuove idee».
Al di là delle opinioni - McAfee si dichiara egli stesso ottimista - è azzeccato il focus: non le tecnologie di per sé ma la capacità di generare innovazione. Sulle traiettorie delle nuove idee e delle risposte a nuovi bisogni si genereranno opportunità. Secondo Enrico Moretti, economista italiano che insegna a Berkeley, i settori dell'innovazione (elencati nel suo libro «La nuova geografia del lavoro», Mondadori, 2013) sono quelli dell'hi-tech, informatica, bioscienze, ecotecnologia, nuovi materiali, robotica e nanotecnologie.
Una tendenza per il futuro che trova conferme fin d'ora, sia Oltreoceano che in Europa. Secondo il Censis, negli ultimi quattro anni, «sono cresciute di più le attività di tipo tecnico-scientifico, quelle di programmazione, consulenza informatica che fanno registrare un deciso balzo in avanti quanto a occupati (+4,7%» (47° Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2013 ).
Ma l'equivalenza innovazione-tecnologia non racconta tutto. Perché al di là della scienza e della tecnica, i lavori innovativi saranno quelli «a uso intensivo del capitale umano, della creatività e dell'ingegno», spiega Moretti, che ne cita alcuni: l'industrial design, l'intrattenimento, il marketing, la finanza. E tutte le attività che mixano saperi diversi. O approcci diversi, potremmo aggiungere se consideriamo anche innovazioni di processo che cambiano settori tradizionali, come sta avvenendo nell'agricoltura italiana. «Le aziende nate dopo il 2000 sono cresciute (+15%). Il ricambio del tessuto d'impresa ha coinciso anche con il consolidarsi di una generazione di giovani imprenditori, portatori di una logica di gestione e organizzazione dell'attività diversa dal passato», spiega il Censis.
Ma quale sarà il lavoro con il più alto tasso di crescita nei prossimi anni? Viene in aiuto il Bureau of Labor Statistics che si proietta nell'America al 2022. Crescono i settori delle tecnologie ma, sorprendentemente, quello che guadagnerà più posti di lavoro e più velocemente (2,6% all'anno) sarà la sanità e l'assistenza sociale. Settori in cui negli Stati Uniti come in Europa sta crescendo l'imprenditoria sia for profit che non profit. L'assistenza sanitaria fa parte però del settore non-traded, «non commerciato» che, spiega Moretti, viene consumato dove viene prodotto, non può essere esportato. E soprattutto «sebbene la maggioranza dei lavori appartengano al non-traded, a determinare la prosperità di un'economia è principalmente il settore traded». Insomma, la produttività sta principalmente altrove, nei settori dell'innovazione che si possono esportare. Lo stesso McAfee a Ted aveva affermato, un po' troppo per inciso, che nel breve periodo, si pone il problema della transizione perché l'economia ad alta produttività «non ha bisogno di così tanti lavoratori umani».
L'Europa, sia a livello unitario sia a livello di singoli stati, da anni sta cercando di guidare il passaggio, ponendosi il problema della distrubuzione della ricchezza. Ma l'economia reale, come spesso succede, precede le policy. Per esempio elaborando forme nuove di creazione di ricchezza. Il fenomeno delle startup che neppure negli Stati Uniti ha la forza numerica per trainare il paese, contribuisce però enormemente a creare e consolidare la cultura dell'innovazione. E ancora il vasto mondo dell'imprenditoria sociale, che va dal social business modello Yunus alla classica cooperazione. Settore a cui Barack Obama prima e i leader europei poi strizzano l'occhio. Il presidente Matteo Renzi ha annunciato per giugno un fondo da 500 milioni di euro dedicato proprio all'impresa sociale. «Bisognerebbe ragionare su un modello di equity in modo che il fondo sia un vero moltiplicatore di risorse» spiega Stefano Granata, presidente del Cgm, il consorzio di coop che genera un valore di produzione di 1,3 miliardi l'anno e impiega 43mila persone. «Con il taglio delle risorse pubbliche e la crisi del welfare state, la cooperazione sociale sta vivendo una significativa riconversione - aggiunge Granata -. I settori che stanno crescendo di più e dove c'è una domanda pagante sono la casa a prezzi sostenibili, la sanità leggera a prezzi calmierati». In questo secondo caso, con Welfare Italia, il Cgm ha innovato i modelli sociali creando strutture leggere tipo franchising.
Un altro terreno emergente di innovazione è la sharing economy. «Le società dell'economia collaborativa - spiega la Commissione Ue in un report - impiegano dalle 3 alle 20 persone, soprattutto programmatori e sviluppatori di software. Inoltre generano lavoro indiretto». Per esempio, tramite la piattaforma digitale Shareyourmeal consente a un disoccupato con la passione per la cucina di sbarcare il lunario. Sorted, invece, valorizza il freelancing. Il capitolo si intitola «La creazione di nuovi posti di lavoro versus la distruzione di quelli vecchi». La transizione è iniziata. Chi può si organizza. Aspettando i droni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi