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Questo articolo è stato pubblicato il 22 maggio 2014 alle ore 13:48.

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Nella lettera che Google ha inviato alla Securities and Exchange Commission americana, resa pubblica due giorni fa, non si parlava solo delle future acquisizioni extra confine del gigante di Mountain View, forte di una disponbilità di cassa (fuori dagli Usa) di oltre 30 miliardi di dollari. Si parlava anche di advertising, e più specificatamente di come (e soprattutto dove) gli annunci pubblicitari saranno indirizzati ai consumatori.

Cruscotti di automobili, termostati, frigoriferi, dispositivi indossabili: nel dare dettaglio alla Sec delle modalità di ripartizione delle entrate relative ai propri servizi di advertising su desktop e mobile, Google ha allargato il fronte degli apparecchi smart da cui, da qui a un paio d'anni, potremo visualizzare spot, annunci, contenuti e campagne di marketing.

Una nuova fonte di entrate
La multimiliardaria acquisizione di Nest nascondeva quindi un piano per rafforzare la già consistente forza d'urto pubblicitaria dei servizi di BigG? Forse no, e secondo alcuni esperti non vedremo mai pubblicità all'interno del termostato intelligente e del software che lo comanda. Pesano, in tal senso, le parole del fondatore di Nest, Tony Fadell, che ricordano il tweet in cui Google ha scongiurato per il termostato intelligente un modello di revenue basato sulla pubblicità.
L'incubo di vedersi racapitare un annuncio di un nuovo giaccone mentre si controlla la temperatura in casa, in una giornata particolarmente fredda, però rimane. Tutto l'ecosistema del colosso californiano - dai Google Glass alle auto che si guidano da sole per arrivare alle soluzioni di domotica - è da intendersi in altre parole come un canale perfetto per generare "new business" con l'advertising.
Uno dei problemi che affligge Google, infatti, è il calo delle entrate pubblicitarie legate ai servizi desktop, causate dall'utilizzo massivo dei servizi di ricerca direttamente da smartphone o tablet, e l'ancora scarsa profittabilità generata dai clic in campo mobile. Per questo la compagnia è alla ricerca di nuovi orizzonti per "bombardare" di annunci milioni e milioni di utenti dei suoi prodotti e delle sue applicazioni e l'idea di sfruttare nuovi paradigmi tecnologici come l'Internet delle cose (in abbinamento alla sua ampia galassia di dispositivi e servizi) va esattamente in questa direzione.

Le innovazioni al servizio del business
Nei laboratori GoogleX, insomma, si stanno sì sperimentando nuove frontiere di applicazione della tecnologia ma non solo a scopi etici e sociali. La sensazione è che tutte le innovazioni che sta coltivando in pancia BigG (la self driving car come i palloni aerostatici per i collegamenti in Rete a banda larga) saranno utilizzate per digitalizzare e raccogliere ulteriori informazioni su larga scala. Da trasformare poi in annunci pubblicitari mirati e dinamici in ottica multidevice.
Google, si legge nel documento inviato alla Sec, è nella condizione di portare la pubblicità al seguito dei suoi clienti in tutte le loro future esperienze di interazione digitale. Al momento giusto e alla persona giusta. Mettere a disposizione degli inserzionisti questa sua capacità è una delle sue nuove missioni.

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