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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2014 alle ore 18:30.

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Che l'Uomo stia riempiendo il pianeta di rifiuti non è certo una novità, ma ultimamente la situazione è diventata particolarmente allarmante: molto studi sottolineano come la pervasività dei residui plastici sia tale dall'aver contaminato in modo forse irreversibile l'ambiente. I biologi marini ormai parlano apertamente di una "plastisfera", uno strato di minuscoli frammenti di plastica che ricopre la superficie dell'oceano alterando l'ecosistema.

È noto come nel Pacifico le correnti abbiano formato una Grande Isola di Plastica permanente, in cui questi residui si accumulano. E la situazione potrebbe peggiorare: un recente studio ha rivelato che molti di questi frammenti potrebbero essere intrappolati nel ghiaccio dell'Artico, e che lo scioglimento dovuto al riscaldamento globale li farebbe riversare nuovamente in mare.

Ora sembra che nemmeno i sassi siano immuni dall'invasione: la geologa canadese Patricia Corcoran, dell'Università dell'Ontario Occidentale, ha infatti osservato la presenza di rocce che inglobano frammenti di plastica, che ha battezzato plastiglomerati. La scoperta è avvenuta nel corso di un viaggio a bordo della nave oceanografica Alguita, capitanata da Charles Moore: sulla spiaggia hawaiana di Kamilo Beach la ricercatrice si è imbattuta in formazioni in cui frammenti di rifiuti plastici, semifusi ma ancora riconoscibili, tenevano insieme pezzi di roccia, sabbia e conchiglie.

La loro origine è probabilmente molto banale: qualche fuoco acceso da turisti sulla spiaggia il cui calore ha sciolto la plastica. Tuttavia Corcoran le ha ritenute meritevoli di analisi in un articolo pubblicato sul sito GSA Today, chiedendosi quanto queste formazioni siano comuni, e se siano destinate a scomparire in breve tempo o se invece abbiano caratteristiche tali da diventare permanenti.

Se così fosse, sostiene la scienziata, sarebbe un segnale importante dell'ingresso della Terra nell'Antropocene, un'era geologica caratterizzata dalla preponderanza degli effetti dell'attività umana nei cambiamenti strutturali, territoriali e climatici, e che secondo alcuni scienziati sarebbe già iniziata da tempo. Non ci resta che sperare che la nostra specie sia capace di lasciare sul pianete un segno migliore delle rocce fatte di rifiuti.

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