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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2014 alle ore 08:12.

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aCambieranno tante cose, quasi tutte e forse rimarrà immutato solo il tergicristallo. Per il resto le auto dei prossimi anni saranno abbastanza diverse da quelle attuali e lo si vede salone dopo salone, concept dopo concept: più leggere, ancora più pulite, guideranno da sole o quasi, e magari – super connesse – avranno plance e cruscotti rivestite di display curvi. Qualcuno si spinge anche oltre, fino a immaginare l'auto da corsa di un lontano futuro.
Il futurologo Ian Pearson ha redatto per conto di Dunlop un rapporto dove si ipotizza come saranno le race car tra ben 125 anni. E si parla di vetture spinte da immaginifici motori al plasma a induzione lineare che funzionerebbero, si legge nello studio, "bombardando il gas con degli elettroni che a loro volta creano il plasma. Delle bobine superconduttrici potrebbero poi creare grandi campi elettromagnetici per spingere in avanti il plasma, facendo così muovere la vettura". Insomma una sorta di jet. Meglio non starci dietro dunque. Battute a parte, nello studio si parla dell'affermazione dei motori elettrici su quelli a combustione interna e questo è più che plausibile visto l'arco temporale enormemente ampio e ben al di là di ragionevoli previsioni: l'automobile stessa, per intenderci ha circa 130 anni. Ed è evoluta e ha fatto evolvere l'umanità in modi che i grandi padri dell'auto Gottlieb Daimler, Carl Benz, Rudolf Diesel o Nikolaus Otto non potevano immaginare. La ricerca di Dunlop offre spunti interessanti: nuovi materiali che cambiano stato e forma per offrire differenti carichi aerodinamici in fruizione delle velocità e delle condizioni d'uso.
Secondo Pearson sarà possibile usare «gel polimerici che si possono contrarre come i muscoli insieme a leghe a memoria di forma per creare profili aerodinamici adattabili dinamicamente». Che l'aerodinamica attiva sia una frontiera importante dell'evoluzione della specie auto è confermato già oggi con super car del calibro delle Ferrari 458 Speciale. Ma qui si tratta di sistemi di attuazione che agiscono su superfici facendone variare l'assetto, mentre il "futurologo" si spinge a ipotizzare un cambiamento di forma delle strutture mediante comandi digitali. Questi materiali a controllo elettronico potrebbero essere usati anche nei pneumatici per compensare l'usura e variare il grip in funzione del fondo stradale. Ma torniamo con i piedi, anzi con le ruote, per terra. Cosa ci riserva il futuro prossimo dell'automobile? Tre sono le strade maestre dell'evoluzione: sistemi di propulsione, materiali e interfaccia uomo macchina. Sul primo punto, quello di maggiore impatto ambientale, occorre fare un po' di chiarezza: prima di tutto bisogna considerare che le emissioni in termini di veri veleni delle vetture attuali e di quelle in vendita da qualche tempo sono ultra basse, praticamente non misurabili, resta il tema della C02 che non è un inquinante ma un gas serra, le cui emissioni sono direttamente proporzionali ai consumi.

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