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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2014 alle ore 19:15.
L'ultima modifica è del 10 giugno 2014 alle ore 13:36.

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La facoltà di Architettura de La Sapienza di Roma ha ospitato Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e il presidente di Google Eric Schmidt. Il tema, dibattuto davanti ad una folta presenza di studenti, è quello delle opportunità offerte dalla digitalizzazione negli ambiti della cultura e del turismo.

La situazione attuale
L'Italia è in forte ritardo, ma non si tratta solo di un gap strutturale quanto culturale: i turisti che arrivano nel nostro Paese utilizzando piattaforme di e-commerce sono il 26%, poco più della metà della media europea (49%). Solo poco più di 4 alberghi ogni 10 offre un sistema di prenotazione online, questi sono i numeri. Vanno però osservate altre cifre alle quali assegnare il ruolo di stella polare: nella zona UE la cultura è il motivo per cui si spostano il 22% dei viaggiatori. Escono invece dall'Italia per motivi culturali il 31% dei turisti di casa nostra. Le destinazioni culturali più gettonate dai cittadini dei 27 Stati membri sono Francia, Spagna e solo in terza posizione l'Italia. Lo Stivale, paese al mondo il cui nome è più volte riportato nei registri dell'UNESCO, è evidentemente reso meno appetibile a causa della scarsa presenza online delle strutture turistiche.
Sono ben 4mila i nostri musei che hanno una rendita netta di 70 euro a dipendente e tutti questi, sommati tra loro, non arrivano a generare gli introiti del Louvre.

Cosa è emerso dall'incontro
Per il ministro Franceschini «il turismo ha bisogno del commercio elettronico ed è il settore in cui siamo più arretrati, con un processo di digitalizzazione delle imprese turistiche e con l'apporto delle startup è possibile creare 250mila impieghi, questo mantenendo arte e cultura al di fuori delle logiche commerciali». Erich Schmidt porta acqua ai mulini di Mountain View e rimette l'accento sulla piattaforma proprietaria con cui Google intende sostenere il made in Italy. «L'Italia deve diventare digitale portando sul web le ricchezze culturali e ciò deve essere supportato dal mobile che ha un'alta penetrazione».

Cosa c'è e cosa manca
Agli italiani non mancano né la voglia di fare né la creatività per fare. Manca però un agire concertato, anch'esso figlio di una corretta cultura digitale. Il punto di partenza è tracciato, il percorso è però fumoso: per rivalutare e sostenere il patrimonio artistico-culturale servono servizi di svariata natura, che vanno dalla sicurezza alla logistica, dalla manutenzione alla conservazione e dalla promozione alla digitalizzazione. Aziende che possano garantire una maggiore godibilità dell'impianto architettonico-culturale-museale. Un trittico inscindibile dal settore turistico. Questo ecosistema di aziende può peraltro, in virtù del Decreto Legge 155/2006, rientrare nella categoria delle aziende a vocazione sociale e godere di tutti i benefici che il legislatore ha proposto.

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