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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2014 alle ore 19:14.
L'ultima modifica è del 16 giugno 2014 alle ore 19:21.

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Marco Bicocchi PichiMarco Bicocchi Pichi

Diminuisce l'angel investing in Italia per il secondo anno consecutivo: dopo il picco di 34,8 milioni di euro di investimenti registrato nel 2011 è iniziata una discesa che ha portato la massa a 33,8 milioni nel 2012 e a 31,8 milioni nel 2013. Emerge dalla ricerca "Survey IBAN 2013" presentata oggi a Milano durante la quindicesima Convention IBAN (Italian Business Angels Network), un pomeriggio di riflessione condivisa sulla situazione italiana e quella europea per portare all'Esecutivo Renzi, così come al Ministero dello Sviluppo Economico e a quello dell'Istruzione, uno spettro di idee utili a fare progredire il contributo che gli investitori possono apportare all'economia nazionale. I dati raccolti dal sondaggio che IBAN svolge ogni anno aiutano a descrivere in modo preciso l'informal venture capital italiano.
Identikit degli investimenti Per il 2013 il campione è stato di 246 Business Angel (con dati raccolti fino al 31 marzo 2014), per un totale di 324 operazioni censite. La maggior parte degli investimenti è stata appannaggio delle aziende del Nord e, nell'84% dei casi, il finanziamento è stato erogato per acquistare equity, quindi parte del pacchetto azionario dell'azienda ricevente; in 11 casi su cento gli angel hanno finanziato i soci mentre il 5% è stato finalizzato sotto forma di garanzia bancaria. In oltre due terzi dei casi (68%) le somme investite sono state inferiori ai 100mila euro e in un caso su tre (35%) l'impresa ricevente aveva cifra d'affari pari a zero. I settori che attraggono più investimenti sono l'ICT, media&entertainment e medtech nonostante il finanziamento di aziende hi-tech non garantisce risultati superiori rispetto a quelli fatti in altri settori. I dati raccolti suggeriscono anche che i ritorni di investimento maggiori si ottengono dopo tre anni e aumentano – senza rispettare una proporzionalità – con l'aumentare del tasso di rifiuto di un progetto. Altro dato che, insieme a quest'ultimo, è degno di riflessione: i Business Angel più esperti sono quelli che conseguono minori performance dai propri investimenti. La lunga permanenza sul mercato dell'informal venture capital sembra fornire strumenti utili ad accontentarsi o perlomeno a non rischiare oltre.
Identikit degli investitori
Il Business Angel italiano tipico è laureato, maschio, di età compresa tra i 40 e i 50 anni. È affiliato a IBAN o ad un network territoriale, ha un passato da imprenditore e un patrimonio personale inferiore ai 2milioni di euro messo a disposizione dell'angel investment in misura inferiore al 10%. In 46 casi su 100 i Business Angel si assumono il rischio da soli mentre nel 31% degli investimenti si creano cordate di almeno 8 investitori.
Disinvestimenti (exit)
La metà dei disinvestimenti ha cagionato o una perdita oppure il solo recupero del capitale iniettato, un risultato lontano dalla massimizzazione in tempi brevi e dalla generazione di un profitto che è lo scopo primo di chi investe. Nel 14% dei casi si è però verificato il contrario: gli investitori sono usciti dal capitale azionario con una redditività del 50%. La congiuntura sfavorevole, nel triennio 2008–2010, non ha inficiato negativamente sui rendimenti ottenuti dai Business Angel.
Dopo i numeri le premiazioni
La Convention è stata occasione per premiare i Business Angels che si sono distinti durante l'anno. Il premio "Business Angel of The Year" è stato assegnato a Marco Bicocchi Pichi, SAMBA si è invece aggiudicata il riconoscimento "Club Investing of The Year" mentre il premio per il "Corporate Venturing" è stato conferito al Gruppo Pozzoni. Il "Premio Speciale BNL – Gruppo BNP Paribas" è stato invece assegnato al Club Custodi di Successo, network vicentino di Business Angels.

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