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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2014 alle ore 10:27.
L'ultima modifica è del 17 giugno 2014 alle ore 10:32.

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Prandelli? Tutte le sue strategie le aveva già descritte Albert Einstein nel 1905, più di un secolo prima di Brasile 2014. Lo hanno scoperto quattro ricercatori giapponesi analizzando attentamente le traiettorie seguite dai giocatori durate una partita di soccer.
Gli studiosi hanno infatti dimostrato che i percorsi seguiti dai calciatori sul campo da gioco riproducono il moto dei corpuscoli solidi sospesi in un liquido: un particolare tipo di movimento – chiamato moto browniano - il cui segreto fu svelato proprio dal padre della Relatività.

L'analisi dei ricercatori nipponici, guidati da Yuji Yamamoto dell'Università di Nagoya, è stata condotta con la tipica precisione del Sol Levante. I ricercatori hanno filmato con una telecamera il match, valido per la World Cup, giocato nel 2008 tra la squadra campione in carica dell'Oceania Adelaide United e la giapponese Gamba Osaka. La telecamera registrava 30 volte al secondo la posizione esatta di ogni giocatore sul campo assieme a quella del pallone. Un analogo filmato è stato poi realizzato nel 2011 su una partita del campionato nipponico giocata tra l'Urawa Red-Diamonds e il Yokohama F-Marinos.

Ci sono voluti anni per analizzare i risultati ottenuti, ma alla fine gli studiosi hanno trovato la chiave per decifrare l'insieme dei movimenti che avvengono sul campo.
"Durante una partita, i giocatori aggiustano le loro posizioni a seconda di quella degli altri compagni di squadra e degli avversari, come pure sulla base della distanza dal pallone e dalla rete". Questa dinamica, estremamente complessa, è frutto delle scelte razionali di ogni calciatore e degli schemi proposti dagli allenatori ma, contemporaneamente, presenta le caratteristiche precise di un moto browniano. Lo zigzagare dei giocatori, le loro brusche frenate, i cambiamenti di direzione, le accelerazione repentine e gli stop improvvisi sono tutti movimenti simili a quello dei granelli di polline sospesi in un bicchiere d'acqua, il cui moto è deviato continuamente dagli urti con le molecole del liquido.

I grafici ottenuti tenendo conto di tutte le posizioni dei giocatori svelano con le loro punte gli attacchi più decisi e i momenti del gol, ma soprattutto sorprendono per la loro reciproca somiglianza. Se infatti si considerano grafici che si riferiscono a diversi intervalli di gioco, si scopre l'esistenza di tracciati simili, come se nel tempo si riproducessero condizioni analoghe sul terreno di gioco.
Questa autosomiglianza nelle dinamiche del pallone è proprio una delle caratteristiche individuate dal team di Yamamoto.

I ricercatori hanno anche misurato il valore del cosiddetto esponente di Hurst associato al moto browniano del calcio, trovandolo pari a 0,7. Un valore di questo tipo - maggiore di 0,5 - dimostra che la serie delle diverse configurazioni disegnate sul campo di gioco ha "memoria" di quanto già avvenuto, ossia che ciò che accade sul terreno dipende da come ci si è mossi anche decine di minuti prima. Le due squadre sul capo di pallone, quindi, ripropongono nel tempo disposizioni simili e si muovono inconsciamente tenendo conto di ciò che è già successo.
I ricercatori giapponesi hanno sottoposto la loro ricerca alla rivista "European Physical Journal" con la speranza che da questo studio possa emergere un gioco ancora più "fantasioso". Un auspicio che rilanciamo, anche per Prandelli.

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