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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2014 alle ore 16:04.
L'ultima modifica è del 16 settembre 2014 alle ore 16:39.
Uber può tornare a circolare liberamente in Germania. Il tribunale regionale di Francoforte ha accolto il ricorso della società californiana di trasporto privato, famosa per la sua app e per le dispute con i tassisti di mezzo mondo, dopo che un mese fa una sentenza aveva decretato lo stop a Uber Pop, il car pooling che di fatto fa concorrenza proprio ai taxi.
Il giudizio questa volta non è entrato nel merito della controversia, ma si basa sul fatto che i tassisti avrebbero seguito una corsia emergenziale ingiustificata nella presentazione del ricorso. Quindi, nonostante il tribunale sia tuttora convinto che Uber violi la legge tedesca, è un cavillo procedurale a rimettere su strada UberPop evitando multe salatissime. «Crediamo che Taxis Deutschland abbia le sua ragioni nel chiedere di fermare Uber , tuttavia dobbiamo sovvertire il precedente giudizio perché non si trattava di un caso urgente. Il divieto viene revocato solo per questa ragione», ha commentato il giudice Frowin Kurth.
Uber deve contrastare una vera e propria guerra dichiarata dai taxi, tesi a difendere una posizione di rendita basandosi su legislazioni esistenti che prevedono costose licenze (intorno ai 200mila euro) e paventando rischi sul versante della sicurezza (sono stati sollevati dubbi sulle modalità con cui Uber assicura auto ed eventuali danni al cliente). Negli scorsi mesi si sono susseguite proteste a Londra (dove poi Uber è stato dichiarato legale), Parigi, Madrid, Berlino e Milano.
Proprio nel capoluogo lombardo un manichino impiccato al filo della luce è stato rimosso, questa mattina, dagli agenti della polizia. Il pupazzo, che raffigurava l'assessore comunale alla Mobilità, Pierfrancesco Maran, è stato affisso in via Donati a Milano. Sul manichino c'era un volantino con la scritta «Maran go home» oltre a slogan contro Uber. Di recente un gruppo di tassisti ha impedito alla responsabile di Uber per l'Italia d'intervenire a un dibattito durante la festa dell'Unità.
La società guidata dal vulcanico ceo Travis Kalanick e supportata da investitori come Google Ventures e Goldman Sachs, si presenta come una start up ma è valutata già 17 miliardi di dollari, soprattutto perché, forte di un servizio che conquista rapidamente clienti, vanta ritmi di crescita vertiginosi ed è attiva già in 40 Paesi.
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