Sergio Marchionne non si è smentito neanche questa volta. Nel piano industriale 2010/2014 presentato oggi agli analisti radunati al Lingotto, accanto allo scorporo dell'auto (anche se con modalità diverse a quelle ipotizzate in passato) ha inserito ciò che in pochi si aspettavano: un grande piano di rilancio della presenza Fiat in Italia, un programma che prevede 30 miliardi di investimenti in quattro anni, nuove assunzioni e il raddoppio della produzione negli stabilimenti italiani, destinata salire dalle 660mila auto del 2009 a quasi un milione e mezzo nel 2014.

Una mossa inattesa che dopo aver riscosso il gradimento della Borsa (+1,73% le Fiat ordinarie) pare destinata a spiazzare la politica («Allo Stato non abbiamo chiesto nulla e l'impegno è solo della Fiat», ha ribadito Marchionne) ma anzitutto il sindacato, con il quale già stasera si è aperta una fase negoziale che si annuncia intensa. «Vogliamo fare di questo paese una base strategica per la produzione, l'innovazione e l'esportazione di auto», ha assicurato Marchionne, ma in cambio ha chiesto alle parti sociali un confronto a tutto campo «che porti a rivedere accordi ormai superati» e che consenta di «cogliere tutte le opportunità occupazionali conseguenti al piano».

Sì, perché se per Termini Imerese è confermata la chiusura, nel 2014 Mirafiori dovrebbe salire a 350mila unità, Pomigliano a 450mila, mentre Cassino e Melfi dovrebbero mantenere i livelli attuali, superiori alle 400mila vetture l'anno; in totale, fanno 1,4 milioni di auto più 250mila veicoli commerciali, il 65% dei quali (contro l'attuale 44%) destinati all'export, numeri che lasciano intendere la necessità di nuove assunzioni, a patto però che si faccia come chiede Fiat, a partire dalla disponibilità a lavorare su 18 turni a settimana.

Per il resto, quello disegnato da Marchionne è un gruppo globale capace di produrre 6 milioni di vetture entro il 2014 grazie a 34 nuovi modelli e il restyling di altri 17. Un gruppo nel quale – tra quattro anni – sarà sempre più difficile capire che cosa c'è di Fiat e cosa di Chrysler, dati i livelli di integrazione e di sinergie ai quali si punta. Un'integrazione che passa anche per lo spin off dell'auto, che Marchionne – pronto a restare al timone almeno fino alla conclusione del piano - non ha esitato a definire il grande "dilemma". «Tenere tutto insieme ci ha aiutati nella fase di uscita dalla crisi ma adesso non ha più senso», ha spiegato illustrando un'operazione imperniata sullo scorporo non tanto dell'auto (come si era sempre immaginato) quanto dei veicoli industriali. Infatti, da una parte resterà una Spa (che manterrà il nome di Fiat) con dentro proprio la partecipazione Chrysler insieme con Fiat, Alfa Romeo e Lancia, Ferrari, Maserati, Magneti Marelli, Teksid, Comau e le attività di Fpt che fanno capo all'auto.

A parte, una newco quotata alla borsa di Milano (FI-Fiat industrial, di cui lo stesso Marchionne sarà presidente) riceverà in dote Cnh, Iveco e la quota di Fpt extra-auto: i soci Fiat riceveranno un'azione di entrambe le società, che dovrebbero vedere la luce nell'estate per poi debuttare in borsa a fine anno. La premessa per un disimpegno della famiglia Agnelli? «Il nostro impegno come azionisti c'è, c'è stato, e ci sarà», ha assicurato il presidente, John Elkann, ricordando che «come azionisti Fiat avremo la possibilità di avere le stesse azioni in Fiat Auto e Industrial».

Al di là dello scorporo, il core business resterà l'auto. E qui Marchionne ha annunciato 51 nuovi modelli nei prossimi quattro anni. Considerato che ormai per progettare e industrializzare un'auto in casa Fiat basta poco più di un anno, per ora le informazioni sono vaghe: di certo c'è una nuova Panda per l'anno prossimo, la conferma del doppio monovolume (5 e 7 posti) per il 2012, una profonda integrazione di Lancia con Chrysler e il debutto nel segmento delle compatte; infine, il rilancio di Alfa Romeo, che Marchionne ha definito «la grande sfida che ci attende», dopo i traguardi mancati del piano 2006.

Discorso analogo per i mercati emergenti, dove gli obiettivi fissati quattro anni fa restano ancora lontani: ecco allora che per la Cina il target per il 2014 restano 300mila auto e una quota pari al 2% del mercato), grazie a due lanci tra il 2012 e il 2013; per la Russia l'obiettivo è fissato a 280mila unità (con un market share del 7%), per l'India a 130mila (5%).

La presentazione del piano industriale
Marchionne: «Una nuova Ferrari ogni anno»
Fiat prepara i diesel MultiAir e un bicilindrico ibrido a metano
Wester: «Meno piattaforme, più modelli per abbattare i costi»
Marcegaglia: «Elkann saprà gestire le nuove sfide»
Crescono i ricavi di Peugeot-Citroën: +27,5%
Bosch vede la ripresa
Il nuovo piano industriale Fiatcon lo spin-off del settore autoe 5,5 milioni di veicoli prodotti
Una staffetta per la sfida globale (di Alberto Orioli)
LA NOTIZIA/ Montezemolo lascia la presidenza della Fiat a John Elkann
JOHN ELKANN / L'erede designato che ama gli scenari globali (in sintonia con Marchionne) (di Marco Ferrando)
LO STILE / Ritratto incrociato di Luca e John, uniti e divisi dalla velocità (di Chiara Beghelli)
LA POLITICA / Cota: bene i giovani che avanzano. Tabacci: Montezemolo «non scenderà in politica»
LA SCHEDA / La nota ufficiale, i numeri e il prossimo piano del gruppo Fiat
INFOGRAFICA / La famiglia Agnelli
La Casa Bianca: «Grandi progressi nel settore auto rispetto a un anno fa»

 

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